Sono passati trentaquattro anni dai fatti inquietanti di quei giorni, un bambino, piccolo, indifeso, caduto a terra dopo essere stato colpito alla fronte da un proiettile.
Il 1986 è un anno strano per Palermo, quasi bizzarro per quella che è in realtà la situazione in città. Il maxiprocesso ha mandato in carcere praticamente tutti i capimafia, e la città soffre di una profonda crisi economica, anche a causa di quelle attività, gestite da quegli stessi criminali, che però fornivano lavoro alla manovalanza cittadina. E’ un anno strano quello, e sarà ricordato come uno dei più terribili della storia recente della città.
Claudio Domino ha 11 anni in quell’ottobre del 1986, è in strada, e all’improvviso sente chiamare il suo nome. Si volta Claudio, poi nient’altro. Un colpo di pistola colpisce la sua fronte, cade a terra il ragazzo, morto. Qualcosa di indescrivibile, un’immagine terrificante, raccapricciante, qualcosa che a Palermo non si era mai ancora visto, un bambino, ammazzato in strada, freddato come un adulto, come quelli ai quali Palermo era da tempo abituata.
C’era il maxiprocesso a Palermo in quegli anni, e un giudice, Giovanni Falcone, provava a minare le fondamenta di quell’organizzazione che aveva di fatto causato anche la morte del piccolo Claudio. Ma i boss, in carcere, si dissociano, nessuno ha dato l’ordine fa capire Giovanni Bontade, fratello di Stefano, tradendosi forse, per aver ammesso che qualcosa allora esiste. Addirittura Totò Riina in persona, chiede ai suoi uomini di trovare l’assassino del bambino e scannarlo.
Poi succede che anni dopo, Giovanni Brusca, diventato collaboratore di giustizia, racconta la sua verità sul caso. Il papà di Claudio, titolare di una impresa di pulizie con un appalto in quegli anni al carcere dell’Ucciardone, si rifiuta di trasmettere il messaggio di uno dei carcerati, al destinatario segnalato. L’affronto non può passare impunito, e allora il piccolo Claudio muore. Ammazzato dalla mafia, ammazzato a 11 anni, in strada, mentre come ogni bambino gironzolava cosi, senza alcun senso per le vie del quartiere.
Claudio è volato via cosi, in quell’anno che è stato il 1986, beffardo, tragico, dopo aver sentito chiamare il suo nome.
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