I soldi della Segreteria di Stato vaticano ad una società slovena. Ma l’ex cardinale si difende dicendo di essere stato truffato.
E’caos in Vaticano dopo le ultime vicende che hanno visto come protagonista l’ormai ex Cardinale Angelo Becciu, di fatto licenziato dalla Congregazione delle Cause dei Santi. Al centro dell’inchiesta, che ha sconvolto le dinamiche della santa sede, una serie di investimenti sospetti ad opera di Becciu. Investimenti pronti a gettare ombre su alcune modalità e dinamiche che governano spesso le mura vaticane.
Al centro di tutto, una serie di bonifici inviati dalla santa sede, per l’ammontare ci centocinquantamila euro. Parliamo di soldi teoricamente destinati ad opere di bene, ad una società slovena la cui titolare risulta essere tale Cecilia Marogna, di anni 39. La donna, cagliaritana, persona di fiducia dell’ex cardinale, non avrebbe però fatto di quei soldi un utilizzo dal volto umanitario, per dirla cosi. Borse, accessori, scarpe, poltrone, ecco come sono stati investiti quei soldi, soldi destinati ai poveri, a chi ne ha bisogno, si immagina.
Scandalo in vaticano: La nipote del Cardinale non è sua parente
Quei soldi, quelli confluiti sui conti dell’ex Cardinale, sarebbero dovuti servire per questioni umanitarie insomma, per risolvere dispute in paesi in guerra, pagare riscatti, mediazioni. Tutto ciò che ci si può trovare davanti per provare a dare sostegno a determinate realtà. E invece quasi tutto è finito in articoli di lusso, quasi tutto è stato utilizzato per shopping d’alto borgo, attraverso passaggi di denaro poco chiari verso una donna il cui ruolo diventa, a questo punto centrale per la comprensione dell’intera vicenda.
Qualcuno li ha visti passeggiare per le vie di Roma, Cecilia ed il Cardinale, e qualcuno è pronto a giurare che negli ambienti vaticani fosse conosciuta come la nipote del Cardinale. Di certo, nessuno si aspettava uno scandalo di certe proporzioni, che avesse minato le fondamenta dell’intera organizzazione e dell’intera struttura che governa determinati ambiti vaticani. Le indagini insomma continuano, e da alcune descrizioni raccolte, c’è una sorta di ammissione da parte, inimmaginabile per tutti: “Non è mica una mia familiare”.