Cacciatore di vergini: le stuprava e poi le uccideva grazie all’aiuto della moglie

L’uomo ribattezzato come l’orco delle Ardenne tra il 1987 e il 2003 ha rapito, stuprato e ucciso otto donne di giovane età. A coadiuvarlo la moglie con la quale aveva instaurato un “patto criminale” 

Orco delle Ardenne

Prendere la verginità di giovanni donne per poi ucciderle. Era questo il diabolico e agghiacciante piano di Michel Fourniret, noto alle cronache come “l’orco delle Ardenne”.

Aiutato dalla moglie Monique Olivier ha rapito otto ragazze per poi stuprarle ed ucciderle. Gli efferati crimini sono stati compiuti tra il 1987 e il 2003. Andando per gradi, “l’alleanza” tra i due è nata quando l’uomo era detenuto per un reato sessuale grazie ad all’annuncio sul giornale cattolico Le Pelerin. Una volta che Fourniret è uscito di prigione hanno iniziato con la serie folli di crimini.

Andando a ritroso, Michel è nato nel 1942 a Sedan in Francia. Da piccolo ha subito abusi da parte della madre, che lo di fatto lo hanno segnato. Successivamente in procinto di sposarsi ha scoperto che la futura moglie non era vergine così come gli aveva riferito.

Si tratta dell’episodio chiave che lo ha spinto alla ricerca spasmodica della verginità. Motivo per cui ha deciso di divorziare per poi risposarsi. Anche questa unione però si rivela un flop. Nel 1987 la seconda moglie lo lascia in seguito ad una condanna per stupro su minore.

Orco delle Ardenne: come si svolgevano i suoi piani diabolici

tradimento e violenza
tradimento e violenza

Naturalmente la parte più brutale di questa storia sono le violenze e i successivi omicidi. Una volta tornato in libertà Fourniret è riuscito tramite un affare losco a trasferirsi insieme alla nuova partner in un castello del diciottesimo secolo situato in un bosco nei pressi delle Ardenne al confine con il Belgio. 

Il canovaccio prevedeva che Michel uscisse per scovare le sue “prede” in strada isolate lontano da occhi indiscreti. A quel punto subentrava Monique che lo aiutava a farle salire in auto. Poi avveniva il peggio: prima gli stupri per appropriarsi di quella verginità diventata il suo chiodo fisso, poi una volta deflorate le uccideva e si sbarazzava dei loro corpi come se fossero oggetti divenuti inutili.

Ad un certo punto però la donna ha deciso di denunciare il tutto e mettere fine a questa macabra storia. Un gesto che però non le consente di avere sconti: per lei la condanna è stata comminata a 20 anni di reclusione, mentre il marito ancora una volta recidivo si è “guadagnato” la permanenza in cella per il resto dei suoi giorni.

Insomma in questo caso la moglie è stata complice. Spesso però sono vittime così come accaduto a Brescia dove il marito ha ucciso barbaramente la moglie. 

Gestione cookie