Il padre di L.C. il ragazzo ucciso da un poliziotto durante una rapina, parla e chiede giustizia per il figlio: “si stava facendo una vita”.
Ha sparato solo la polizia, dice Ciro Caiafa, padre del 17enne ferito a morte durante un tentativo di rapina in una maledetta notte napoletana. Una famiglia ‘difficile’ quella dei Caiafa. Il padre è agli arresti domiciliari, pare sia un nome di spicco della malavita locale. Il figlio morto era in messa alla prova, una misura che evita il carcere se si dimostra di avere lasciato la strada per un lavoro.
“Luigi faceva il pizzaiolo, era un bravo ragazzo, voglio giustizia” urla il padre del minorenne ucciso.
Anche il complice del minorenne, che si trovava con lui su uno scooter rubato, proviene da una famiglia con precedenti importanti. Ciro de Tommaso, 18 anni, è figlio di “Genny ‘a Carogna” che nel 2014 salì alla ribalta della cronaca dopo la tragica finale di Coppa Italia all’Olimpico. Gennaro De Tommaso, era ritenuto affiliato al clan camorristico del Rione Sanità dei Misso. Arrestato per traffico di droga e condannato a 16 anni, ha collaborato la giustizia e si è visto ridurre la pena a 7 anni. Due famiglie difficili, dunque.
Il Dna della delinquenza impresso da padre a figlio, ma il padre di L.C. non ci sta, suo figlio stava recuperando la sua vita dopo alcuni piccoli precedenti penali. Oggi accanto a lui c’è Vincenzo Russo, il padre del 16enne ucciso a Napoli da un colpo di pistola sparato da un carabiniere a marzo: aveva tentato di rapinarlo, non sapeva fosse un militare.
Il bacio sulle labbra come in foto, non è solo sinonimo di affetto di un padre per il figlio, ma è anche il patto di sangue tra malavitosi. Ma Ciro Caiafa giura che suo figlio stava uscendo dalla criminalità. “Voglio giustizia, non si può morire così a 17 anni”.
La sera prima della tragedia, il 17enne aveva finito di lavorare verso le 23.30. Poi le sue tracce si perdono e tutto il resto, il padre, lo scopre solo da amici e giornali. Quello che è successo quella notte è al centro di un’indagine difficile e piena di contraddizioni. Solo ieri, la madre di Ciro De Tommaso, ha dichiarato che non si trattava di una rapina ma di uno scherzo e che tutti quelli coinvolti, rapinatori e rapinati, erano amici.
Il padre non si dà pace: “ho saputo della sua morte grazie a dei ragazzi”, spiega aggiungendo di come alcuni amici abbiano notato il motorino di Ciro De Tommaso fuori la questura, con alcune macchie di sangue. “Noi siamo andati alle 8 fuori la questura, un poliziotto ha fatto salire mia moglie ha detto tuo figlio qua non c’è sta all’obitorio vai all’obitorio”.
“La pistola era un giocattolo – racconta Ciro – nessuno ha sparato. Ha sparato solo la polizia”. Poi chiede a tutti di lasciarlo solo con il suo dolore.
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