Parla un uomo che ha passato la sua infanzia e poi l’adolescenza tra i testimoni di Geova: una vita di rinunce e plagi, l’abbandono del padre.
“I testimoni di Geova non sono persone cattive, non quelli ‘normali’ almeno, ma sono plagiati dalla Torre e nemmeno se ne accorgono”. La lettera di un ex adepto, spedita a Fanpage, ancora una volta mette in dubbio non tanto la religione e la Bibbia di Geova, quanto il modus operandi con il quale si muovono le migliaia di testimoni la cui missione è insegnare il loro credo agli altri. Nei giorni in cui un medico è stato condannato per avere tentato di salvare una vita facendogli una trasfusione di sangue, ci si interroga ancora una volta sulle pratiche di coloro che in molti pentiti definiscono una setta.
A Saragozza, in Spagna c’è stato addirittura un Incontro Nazionale sulle Sette, promosso dall’Associazione Latinoamericana per la Ricerca sugli Abusi Psicologici (AIIAP), in cui si è ampiamente parlato anche del tema: “I Testimoni di Geova: contesto, impatto e processo di uscita”.
Il segretario dell’Associazione, Enrique Carmona, ex testimone di Geova, ha parlato dopo la sua esperienza di come possa essere traumatico uscire dalla setta. Coloro che abbandonano il gruppo vengono definiti come malfattori e considerati come se fossero morti, anche per i parenti più stretti.
“In genere – ha detto – le persone diventate testimoni di Geova sono individui con inquietudini religiose e il desiderio di aiutare il loro prossimo, sia che siano nate come tali che se si sono avvicinate attraverso la promozione di casa in casa o in altro modo”. Tutto ciò che si apprende nel gruppo serve ad apparire generosi e detentori della verità, ma solo al fine di far convogliare più gente possibile”.
Testimoni di Geova: “plagiati dalla Torre, sono fuggito e papà mi ha disederato”
“Voglio scrivere questa testimonianza per far sì che ciò mi è accaduto abbia almeno un senso, che possa essere d’aiuto ad altri”. Un ex testimone di Geova racconta a Fanpage la sua drammatica esperienza: un’infanzia e un’adolescenza violate, represse.
“Sono cresciuto in una famiglia di testimoni di Geova. Sin da piccolo sono stato indottrinato in tutto , seguivo i miei genitori alla lettera , come tutti i bambini. Sin dalle elementari – continua la lettera – cominciai ad avvertire i primi sensi di emarginazione: non potevo andare ai compleanni, festeggiare il Natale, travestirmi a Carnevale, andare alle feste”. E quando il ragazzo riusciva a convincere i genitori ad andare a casa di un amichetto, il padre lo spingeva a non sprecare il suo tempo e a predicare la Bibbia anche a lui.
“Se facevo ciò che piaceva a Dio ero bravo, altrimenti ero cattivo. Pochi o nessuno volevano essere miei amici, ma i miei genitori e l’organizzazione dicevano che era normale, fatto sta che ho passato la mia infanzia in solitudine“.
A 13 anni – continua la lettera a Fanpage di un ex testimone di Geova – mi battezzai come testimone, convinto di ciò che facevo . La verità è che avevo sempre vissuto solo quella realtà mentre ogni altra mi era stata vietata […] Fin dall’infanzia ero stato bombardato da materiale che entra nel cervello causando una programmazione mentale.
Testimoni di Geova: “plagiati dalla Torre
Non potevo avere una fidanzatina perché era peccato. Prosegue il racconto drammatico di un ex testimone di Geova. “Così rifiutavo qualsiasi attenzione ed ero contento perché ero riuscito a resistere alle tentazioni del diavolo”.
“Non sei tu ad essere anormale è il mondo ad essere contro natura perché non segue le norme di Dio”, questo mi diceva l’organizzazione. Ed io ci credevo, credevo a tutto.
Alle superiori poi arrivò l’adolescenza e la scoperta della sessualità che veniva fortemente repressa, perché era peccato fuori dal matrimonio. Qualsiasi relazione o sentimento andava represso sul nascere. “Ero sempre più solo – prosegue la lettera – guardavo il mondo da una finestra. Ero un fantasma. Questo mi ha fatto perdere tante esperienze e momenti che non torneranno più”.
Finalmente arrivò il momento in cui dissi alla mia famiglia che questa vita non faceva per me, che non ce la facevo più. Ricordo l’ira di mio padre che si espresse con queste sue parole: “Hai voltato le spalle alla tua famiglia, l’hai rovinata, sei la pecora nera della famiglia. Avrei voluto avere un figlio normale come tutti, non come te. Quando avrai bisogno di noi sarai solo.”
“Tutti i testimoni di Geova che ho conosciuto – conclude – sono persone buone, ma sono talmente controllate dalla Società Torre di Guardia da divenire degli zombie. Quando vedete testimoni di Geova comportarsi in modo strano, sappiate che sono indotti a fare così , sono intrappolati in una prigione che non ha sbarre . Soffrono molto dentro ed hanno subito gravi traumi sin dall’infanzia”.
“Si potrebbe uscire dall’organizzazione. Ma farlo significherebbe perdere tutto: madre, padre, nonni, fratelli”