Una storia commovente a Milano. Un uomo che sapeva di morire per un male incurabile ha voluto lo stesso sposare la moglie come ultimo regalo.
L’hospice è un luogo drammatico dove si vivono gli ultimi giorni della propria vita se si è malati terminali. Dall’hospice a meno di miracoli, non si esce mai vivi. E il compito di medici e infermieri che si occupano di loro è una vera e propria missione: accompagnare i pazienti alla fine della vita nel modo più sereno possibile, e senza dolore. La storia di Nuccia e Davide sono proprio loro, gli angeli dell’hospice del Niguarda di Milano, a raccontarla.
Davide aveva soli 58 anni, era marato di un tumore incurabile, sapeva di morire. Ma non avrebbe negato alla compagna per nulla al mondo il regalo che lei gli chiedeva da tempo: sposarla. Stavano insieme da cinque anni Nuccia e Davide, e lei voleva diventare sua sposa, anche e soprattutto dopo avere scoperto la brutta malattia del prossimo marito.
Detto, fatto: i due si sono sposati in diretta streaming con il Comune di Milano, hanno coronato il loro sogno. Un sogno breve ma intensissimo: Davide è morto pochi giorni dopo, ma con la fede al dito.
L’ultimo regalo: Davide sposa la sua Nuccia in ospedale: lui in camicia di jeans, lei un bel vestito elegante
Un amore che andrà oltre la loro esistenza, Nuccia e Davide si sono sposati nell’hospice dell’ospedale Niguarda di Milano dove l’uomo, malato terminale, era ricoverato. La cerimonia è stata emozionante, c’era tutto il personale della struttura a condividere la felicità dei nuovi sposi.
Davide, costretto a letto dalla malattia, ha indossato una camicia di jeans, mentre Nuccia aveva un elegante abito e il bouquet di fiori. Pochi giorni dopo il matrimonio, Davide se n’è andato, ma prima è riuscito a coronare il suo sogno d’amore e quello della sua Nuccia.
Il personale del Niguarda ha ringraziato i familiari e ha scritto sul profilo Facebook: «Ogni giornata che trascorriamo qui in hospice ci ricorda incessantemente che il nostro è un lavoro per la vita, perché resti tale fino alla fine. E la cura per i nostri pazienti e i loro familiari assume forme variegate e differenti: tanto quanto lo sono i momenti ordinari e straordinari dell’esistenza».