Luigi Tenco il 26 Gennaio 1967 si toglie la vita con un colpo di pistola nel suo alberto a Sanremo, dopo tanti anni il suicidio resta avvolto nel mistero.
Cantautore, poeta, compositore e attore, era tutto questo l’artista nato a Cassine il 21 marzo 1938, fa parte della scuola genovese insieme a Umberto Bindi, Gino Paoli, Bruno Lauzi e Fabrizio De Andrè.
Tantissimi i brani che lo hanno reso unico e conosciuto in tutto il mondo e indimenticabile la sua storia d’amore con la cantante e attrice francese Dalida, che ha fatto sognare tutto il mondo. Eppure ancora oggi, a distanza di più di cinquanta anni quello che lo avvolge in un grande alone di mistero è proprio la sua morte.
Il cantante si è tolto la vita nella sua camera di albergo dopo la sua esibizione al Festival di Sanremo con la canzone Ciao amore ciao, nella notte tra il 26 e il 27 Gennaio. La causa pare essere stata la sua esclusione da parte dello giuria che lo piazza al dodicesimo posto.
Luigi Tenco, dopo cinquant’anni la sua morte resta un mistero
Luigi Tenco continua ad essere avvolto nel mistero per la sua morte avvenuta come detto prima per suicidio dopo l’esclusione dal Festival di Sanremo, in cui ha cantato con Dalida uno dei suoi più grandi successi.
Tra i tanti misteri, ne citiamo alcuni: il fratello Valentino in una trasmissione tv ammise di essere riuscito ad aprire il pacco contenente l’arma solo alcuni anni dopo e di aver trovato la stessa oliata e pulita. Fatto per lui inspiegabile. Poi le mani del cantautore pare fossero piene di antimonio, gli esperti hanno sottolineato che questo non bastava per stabilire se lui avesse sparato davvero, visto che mancavno piombo e bario rinvenute invece sulla tempia del cantante.
Il bossolo è stato rinvenuto solo nel 2006, in una scatola di munizioni vendute all’asta, un anno dopo la morte dell’artista e infine dalle diverse fotografie scattate prima che il corpo venisse portato in obitorio, pare che sul corpo del cantante sono state rinvenuti degli ematomi. Insomma davvero tanti dubbi ancora non chiariti.
“Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro), ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io, tu e le rose in finale e ad una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno” questo il biglietto d’addio trovato sul comodino.