Bambino suicida a Napoli, l’esperto: “Il web può davvero uccidere”

I ragazzi e il web, un rapporto non sempre costruttivo. Dal gioco alla morte il passo è oggi purtroppo breve, la parola dell’esperto.

jonathan galindo pc, foto web

La vicenda del bambino suicidatosi a Napoli, a soli 11 anni lanciandosi dal balcone di casa sua al decimo piano, ha sconvolto l’opinione pubblica. Il gesto del ragazzino, che in un biglietto lasciato poco prima di lanciarsi, oltre a chiedere scusa alla madre, faceva riferimento ad un “uomo nero”, resta per molti assurdo. Anche per la famiglia, al quale il bambino non aveva mai dato problemi, tranquillo, integrato, impegnato nello sport.

E allora cosa ha spinto il giovane ragazzo ad un gesto tanto estremo quanto apparentemente folle? La risposta spesso circola sul web, giochi on line, macabri, autolesionisti, che alla fine prevedono il suicidio. Vortici virtuali nei quali si cade e non si riesce più a venirne fuori. Quanto sono indifesi i ragazzi in certe circostanze? Quanto conta in questi casi essere lucidi a non farsi coinvolgere in situazioni sgradevoli o poco chiare?

Bimbo suicida a Napoli, la paura corre sul web

Jonathan Galindo
Jonathan Galindo (Facebook)

Il criminologo e psicologo Guido Orsi, in merito alla vicenda del bambino suicidatosi a Napoli, ha parlato dell’oscurità del web, di quel lato buio della rete che può inghiottire senza nemmeno che ce ne si accorga. Ha spiegato che la notte molti ragazzi navigano ancora in rete, e spesso è in quel momento che si fanno gli incontri peggiori. E inoltre ha spiegato che l’alienazione, il fatto di entrare in una modalità di smarrimento e suggestione è purtroppo una delle cose che oggi possono succedere in rete ai ragazzi.

Chi è davvero l’uomo nero? Chi è Jonathan Galindo? e soprattutto quanto riescono a suggestionare i nostri ragazzi. Spingerli verso giochi perversi e fortemente autolesionistici. La paura dell’uomo nero, di cui il bambino di Napoli parlava nel suo ultimo biglietto, è qualcosa di terrificante che nemmeno conosciamo. Blue Whale, Jonathan Galindo, sono prodotti del web che non conosciamo, che forse nemmeno immaginiamo possano esistere davvero, e quindi la nostra percezione tende ad escluderli. Ma i ragazzi no, i ragazzi magari vanno oltre, forse anche troppo.

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