Una vicenda che desta scalpore, un cimitero per chi non nasce, e la rabbia di una donna che su quella tomba legge il suo nome
Marta mesi fa decide di non portare a termine la sua gravidanza. Una sua scelta, libera ed indiscutibile. Si rivolge ad un centro specializzato della capitale. Terminato l’intervento, le chiedono se vuole provvedere alla sepoltura del feto, ma la ragazza al momento è confusa, dubbiosa, e non lascia alcuna indicazione, per motivi suoi, per qualcosa di personale che non ritiene di rendere pubblico e di condividere con altre persone.
Passano ancora dei mesi, e Marta continua ad avere dei dubbi circa quelle che le è capitato dopo l’intervento al centro specializzato. Cosi decide di contattare la struttura, ma le risposte che riceve sono troppo vaghe, non è convinta di ciò che sente, e va oltre. Contatta la camera mortuaria, e li la conferma che non si aspettava. Dopo un breve controllo seguito all’indicazione del suo nome, le comunicano che il feto è li, da loro.
Il cimitero dei non nati, i dubbi di Marta
Marta vuole vederci chiaro in questa situazione, è colpita da ciò che ha scoperto, e cosi si rivolge alle istituzioni di competenza. Scopre che per le interruzioni di gravidanza inserite in un determinato periodo di gestazione, si può disporre della sepoltura, anche senza il consenso dei genitori del feto, in accordo con l’Asl e le disposizioni in materia. La sepoltura in questi casi avviene con rito cristiano, e sulla tomba a comparire è il nome della madre.
Marta ora è davvero sconvolta, lei non cattolica, obbligata indirettamente a seppellire il proprio feto con quel tipo di rito, e per di più sulla tomba, c’è il suo di nome, una enorme ed evidente violazione della privacy, per tutte le donne che decidono di interrompere anzitempo la loro gravidanza. Al cimitero Flaminio, c’è un campo con tante croci, con tanti nomi di donna, tante storie, tutte violate. Assurdo di questi tempi, assurdo oggi. Il segreto di chi non può o non vuole essere mamma, violato dalla pubblica amministrazione.