Gli esperti americani dicono che il coronavirus è mutato ed ecco perché i contagi continuano ad aumentare in tutto il mondo.
I dati sul contagio da coronavirus delle ultime settimane, in Italia come nel resto del mondo, registrano un aumento considerevole di positivi, tanto che in alcuni Paesi (Francia, Gran Bretagna) si sta pensando ad un nuovo lockdown totale.
Ma c’è un dato che da una parte tranquillizza e dall’altro preoccupa e non poco in vista del prossimo inverno. Il coronavirus è mutato. Ci sono meno decessi, aumentano i positivi ma il Covid è meno aggressivo e mortale rispetto a quando tutto è iniziato. Questo il lato buono. Ma dal momento che il virus è mutato, potrebbero essere inefficaci i vaccini fin qui studiati e già in preparazione, su indicazione di come il coronavirus si ‘muoveva’ nei mesi scorsi.
Il nuovo coronavirus sarebbe mutato in una forma più contagiosa, dunque. È l’ipotesi di un team di ricercatori coordinato dallo Houston Methodist Hospital. In uno studio tra i più capillari e approfonditi svolti finora, ha osservato un continuo accumulo di mutazioni genetiche del coronavirus: una di queste mutazioni potrebbe averlo reso più contagioso, ma non più aggressivo.
“Abbiamo dato a questo virus troppe possibilità”, ha detto al Whastington Post l’autore dello studio James Musser. I ricercatori americani hanno lavorato su oltre 5mila sequenze genetiche del coronavirus, provenienti da due diverse ondate di Covid-19 a Houston (Texas).
Dalle analisi i ricercatori hanno osservato che il 71% dei ceppi virali arrivati inizialmente era caratterizzato da una particolare mutazione, già osservata in Europa e chiamata D614G che cambia la struttura della proteina spike, quella che consente al virus di infettare le cellule umane.
Nella seconda ondata, i ricercatori ha identificato che questa mutazione era aumentata di frequenza, arrivando al 99,9%. Hanno inoltre scoperto che i pazienti con questo ceppo virale presentavano una maggior quantità di particelle del virus nelle vie respiratorie superiori rispetto ad altre persone risultate positive al coronavirus. Vale a dire, appunto – e a dirlo sono gli stessi ricercatori – che molto probabilmente erano anche più contagiosi.
E dunque il lato meno buono della mutazione: se il coronavirus sta mutando nel tempo, diminuiscono le capacità di controllarlo e quindi, di trovare un vaccino idoneo. “I risultati indicano la forte possibilità che il virus, mentre si è diffuso attraverso la popolazione, sia diventato più trasmissibile e ciò potrebbe avere implicazioni sulla nostra capacità di controllarlo”, ha commentato al Washington Post David Morens, virologo del National Institute of Allergy and Infectious Diseases […]
Forse addirittura il virus ha è riuscito a trovare le difese contro le nostre difese e dunque i sistemi di protezione da noi usati finora potrebbero essere meno efficaci. “Indossare mascherine, lavarsi le mani e altre misure sono barriere alla trasmissibilità o al contagio, ma poiché il virus è più contagioso, statisticamente diventa più capace di aggirare queste barriere”.
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