Omicidio Vannini, secondo l’avvocato Andrea Miroli difensore dei Ciontoli, condannare tutta la famiglia sarebbe un abominio giuridico volto ad accontentare la volontà popolare
La fine del processo riguardante la morte di Marco Vannini è sempre più vicino alla conclusione. La richiesta del sostituto procuratore generale Vincenzo Saveriano è di 14 anni di reclusione per il capofamiglia Antonio Ciontoli per omicidio volontario. Il resto dei familiari è accusato anche di concorso anomalo in omicidio. La richiesta per loro è di 9 anni e 4 mesi di carcere.
Come da prassi anche la difesa ha espresso la sua opinione sul caso e in questo caso ha fatto decisamente scalpore. L’arringa dell’avvocato Andrea Miroli è stata oggetto di un clamore mediatico di non poco conto visto il suo contenuto che per forza di cose è anti-conformistico al massimo.
Omicidio Vannini, le “accuse” dell’avvocato dei Ciontoli
Miroli ha richiamato l’attenzione del corte puntando sul fatto che il processo è ormai diventato di dominio pubblico ed è stato influenzato fortemente dalla comunicazione. Per questo si aspetta una condanna, che a suo avviso è serve solo “per accontentare gli italiani”. Ha concluso affermando che sarebbe “un abominio giuridico condannare l’intera famiglia per omicidio volontario”.
Inoltre ci ha tenuto a precisare che secondo il suo parere la connotazione più veritiera in questo caso sarebbe quella di omicidio colposo e non doloso. Per questo, ha chiesto l’assoluzione per la moglie di Antonio Ciontoli Maria Pezzillo e per i figli Martina (fidanzata con Vannini ai tempi) e Federico. Stando alla tesi del legale loro tre non avevano consapevolezza della situazione visto che Marco ha avuto un’emorragia solo interna e non esterna.
Chissà se questa memoria difensiva sarà stata efficace per convincere la corte. Al momento l’impianto accusatorio sembra essere delineato, ma nei processi nulla è mai scontato. Il 30 settembre si conoscerà la sentenza definitiva e si concluderà una storia che ha straziato la famiglia Vannini per oltre 5 anni. I genitori di Marco hanno girato questure, procure e aule di tribunale per portare a galla la verità, quella che potrà permettere loro di provare a tornare ad una vita leggermente più serena.