Il taglio parlamentari comporterebbe all’Italia un risparmio di non poco conto. Vediamo nel dettaglio i numeri attuali e le prospettive che potrebbero delinearsi
Ormai ci siamo. Il prossimo 20 e 21 settembre il popolo italiano è chiamato a rispondere al Referendum sul taglio dei parlamentari. Qualora dovesse vincere il si, verrebbero eliminati 345 posti in aula. Nello specifico 115 in Senato e 230 alla Camera dei Deputati. Non c’è bisogno di un quorum, quindi la votazione sarà valida a prescindere dal numero di persone che si recheranno ai seggi.
Qualora dovesse avvenire questo cambiamento epocale, ci sarebbero degli effetti sicuramente positivi anche per le tasche degli italiani. In base a delle stime a ribasso fra indennità, rimborsi e benefici vari, deputati e senatori ci costano ogni mese circa 17mila euro, ovvero 30 euro a contribuente. Con il taglio di un terzo dei parlamentari potrebbe comportare un risparmio mensile di 10 euro. In totale ogni legislatura costerebbe più o meno 500 milioni di euro in meno, il che vista anche la situazione deficitaria attuale non è una cifra di poco conto.
Taglio parlamentari l’incipit verso il taglio degli stipendi
Questo sarebbe solo il primo passo di un progetto ben più ambizioso che prederebbe come secondo step la decurtazione degli stipendi degli onorevoli. Attualmente guadagnano oltre 2000 euro al mese, più di quanto guadagna un parlamentare europeo, che è sicuramente una figura più gerarchicamente più importante.
Secondo uno studio inglese i parlamentari di casa nostra detengono un record non proprio positivo per i singoli cittadini. Sono infatti i più pagati al mondo con circa 120mila sterline annue (circa 132mila euro), seguiti da i colleghi australiani (117mila sterline) e statuinitensi (114mila sterline).
Altro punto su cui è giunta l’ora di lesinare è il processo di approvazione delle leggi. Il Bel Paese in tal senso spende troppi soldi oltre che moltissimo tempo. Sulla stessa lunghezza d’onda dalle prossime elezioni si ridurranno anche i costi delle campagne elettorali. Insomma, ora come non mai l’Italia vuole cambiare e può iniziare a farlo abbattendo dei costi oggettivamente inutili.
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