Il reparto G9 primo piano, a Rebibbia, è quello riservato ai detenuti che abbiano commesso reati particolarmente gravi e mal visti dai detenuti ‘comuni’.
I fratelli Bianchi e Mario Pincarelli, i tre ragazzi in carcere a Rebibbia per l’assassinio di Willy Monteiro, hanno paura. Paura di scontrarsi con le regole non scritte dei detenuti. Il modo con cui, in più persone, hanno ucciso una persona più debole, non piace all’interno di un carcere, e gli avvocati lo sanno bene, così come il garante dei detenuti e la stessa direzione.
Ammesso che è difficile stabilire da fuori le mura dI un carcere quale sia un reato ‘comune’ rispetto agli altri, nelle regole non scritte dei detenuti, un omicidio di tale efferatezza, è visto come un reato ‘infame’, come uccidere un bambino o la pedofilia.
Esiste a Rebibbia un reparto apposta: al G9 primo piano sono reclusi tutti quelli che si sono macchiati di tali reati e non possono avere contatti con tutti gli altri. Vivono il carcere in totale isolamento, possono restare solo tra di loro: durante le messe, le feste e gli incontri con i familiari.
Potrebbe essere quello il posto in cui verranno trasferiti i Bianchi e Pincarelli dopo l’isolamento Covid di 14 giorni. Oppure continueranno a restare chiusi da soli nella propria cella, e isolati dal resto del carcere. E non è un problema solo di Roma e Rebibbia: in qualunque prigione vengano trasferiti, per i tre aggressori si porrebbe lo stesso problema.
Così come i fratelli Bianchi, anche Mario Pincarelli ha paura delle ritorsione degli altri detenuti a Rebibbia. La direzione del Nuovo Complesso, sta valutando di prolungare il loro confinamento anche alla fine della quarantena sanitaria. Il loro reato potrebbe essere stato equiparato a quei reati ‘spiacevoli’ come uccidere donne e bambini, picchiare i genitori o stuprare.
Sulla vicenda si è espresso il garante per i detenuti del Lazio, Stefano Anastasia: «Trascorse le due settimane di isolamento precauzionale per il Covid – ha affermato – effettivamente si dovrà valutare una adeguata forma di isolamento cautelativo per impedire che i tre possano essere oggetto di attenzioni per così dire sgradite all’interno del carcere […]
L’uccisione di Willy Monteiro – ha continuato Anastasia – ha avuto una eco mediatica molto forte e ha impressionato gli italiani non solo quelli che sono a casa ma anche coloro che sono detenuti, serve attenzione. Al momento, comunque, ho avuto modo di verificare che questi giorni di detenzione stanno scorrendo senza anomalie».
L’isolamento per chi è in attesa di processo, solitamente viene fatto nell’altro carcere della Capitale, Regina Coeli: «Gli istituti sono già di per se pieni – dice Anastasia – ma ora ogni volta che le forze dell’ordine debbono tradurre qualcuno in carcere si trovano in difficoltà. Tanto che, correlate all’emergenza Covid, ci sono disposizioni nazionali perché, in caso di reati non gravi, si decida per i domiciliari».
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