Il sequestro riguarda i Dpi importati dalla società dell’ex presidente della Camera: ora Pivetti è indagata anche per frode in pubblica fornitura.
Non se ne parlava più dall’aprile scorso, da quando cioè la procura di savona aveva aperto un’inchiesta sulle mascherine importate dalla Cina da Irene Pivetti. Ma nel frattempo, la giustizia ha fatto il suo corso,ed emergono le prime veirtà e le prime pesanti sanzioni.
La procura di Busto Arsizio, alla quale sono stati trasferiti per competenza gli atti dei magistrati di Savona e Siracusa, ha deciso di disporre il sequestro preventivo di 1,2 milioni di euro riconducibili all’ex presidente della Camera.
Ma non è finita, perché il Pm ha anche aggiunto un’accusa per la Pivetti che si va agggiungere a quelle per frode in commercio ed evasione dell’Iva e dei dazi doganali: Pivetti ora è indagata anche per frode in pubblica fornitura.
A darne notizia è il quotidiano La Stampa. Le nuove decisioni della Procura, sono arrivate dopo che Italcert, società milanese che si occupa di certificare i dispositivi di protezione e sicurezza. La consulenza tecnica della società è stata compiuta su oltre 10 milioni di mascherine di tipo Ffp2 che la società di Irene Pivetti ha venduto alla Protezione civile per 23 milioni di euro. Quei dispositivi di protezione “non sono qualificabili come Ffp2, anzi neppure come Ffp1” – il responso che inchioda l’ex ministro.
Mascherine dalla Cina: mascherine non conformi, Irene Pivetti nei guai
I dispositivi erano stati acquistati per essere destinati, tramite Protezione civile, agli ospedali, agli operatori sanitari impegnati nell’assistenza ai pazienti Covid e ad alcune farmacie, compresa quella di Savona dalla quale sono inziati i guai per la Pivetti.
Ora l’ultima parola spetta ora al tribunale di Varese per il riesame richiesto dalla difesa dell’imprenditrice.
E resta in piedi anche l’indagine per riciclaggio portata avanti dalla procura di Milano. La casa e le sedi di alcune società riconducibili all’ex presidente della Camera sono state perquisite a inizio giugno perché sospettate di essere le sedi da dove partivano operazioni sospette di import-export con la Cina fatte dsempre dalla Pivetti.
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