Di quali diritti parli il terrorista Cesare Battisti quando minaccia lo sciopero della fame per il trattamento che gli riservano nel carcere di massima sicurezza di Oristano?
Da qui è bene partire, perché non c’è dubbio che anche i detenuti abbiano diritti che devono essere rispettati, oltre che doveri. Lo dice l’ordinamento penitenziario e su questo si rivolgono le speranze per una vita migliore tra le mura del ex combattente proletario.
Ma probabilmente esistono leggi non scritte per le quali il trattamento riservato ai detenuti non è uguale per tutti. Oppure leggi scritte che vanno interpretate, sia da Battisti che dal suo avvocato Davide Steccanella che ha ricevuto una lettera dal carcere di Oristano.
“Pretendere un trattamento uguale a quello di qualsiasi altro detenuto è una contesa continua. Non mi concedono alcun diritto” scrive Cesare Battisti. In soldoni: “l’ora d’aria; l’isolamento forzato e ingiustificato; l’insufficiente attendimento medico; la ritensione arbitraria di testi letterari; le domandine sistematicamente ignorate; oggetti di varia utilità e strumenti di lavoro negati, anche se previsti dall’ordinamento penitenziario, ecc”. A Cesare Battisti manca tutto questo, secondo lui e il suo legale. E allora il pluriomicida annuncia una protesta forte.
Cesare Battisti ha ottenuto dal Magistrato di sorveglianza i 45 giorni di liberazione anticipata previsti per legge ai detenuti meritevoli, ogni 6 mesi. Ciò vorrebbe dire che il terrorista si sta comportando bene in carcere. Ma non vuol dire che non resti un sorvegliato speciale.
“Avendo esaurito ogni altro mezzo per far valere i miei diritti, mi trovo costretto a ricorrere allo sciopero della fame totale e al rifiuto della terapia” – scrive ancora l’ex capo dei Proletari armati per il comunismo. Battisti da oltre un anno e mezzo è in isolamento diurno nel carcere di Oristano, una misura che secondo il suo legale “di fatto è del tutto illegittima”.
Lo sciopero della fame e il rifiuto delle terapie fondamentali per le patologie di cui soffre, andranno avanti: “affinché sia disposto il mio trasferimento in una Casa di Reclusione dove mi siano facilitate le relazioni con i familiari e con le istanze esterne previste dall’ordinamento nonche’ i rapporti professionali atti al sostentamento e al reinserimento. Chiedo – conclude la missiva – inoltre che sia rivista la mia classificazione nel regime di Alta Sicurezza per terroristi, in quanto non esistono più di fatto le condizioni di rischio che la giustificherebbero”.
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