Una cooperativa e una onlus usavano i soldi destinati ai migranti per fare la bella vita. Scoperti dalla Guardia di Finanza in Lombardia.
Dei 35 euro al giorno destinati dal governo agli immigrati, almeno trenta se li tenevano loro, per comprarsi auto di lusso, organizzare cene e viaggi in località turistiche di primissimo piano. 900 milioni nelle tasche di una cooperativa e di una onlus che ora dovranno rispondere della gravissima accusa di truffa allo Stato.
L’indagine è partita dal Nucleo PEF (Polizia Economico Fiannzaria) della Guardia di Finanza e riguarda almeno tre anni di bella vita ai danni dei migranti della cooperativa “I Girasoli” e alla onlus “La Croce del Sud”.
A fare due conti, risulta facile indovinare quanto abbiano guadagnato truffando lo Stato visto che gestiscono centri di accoglienza a Lecco, Malgrate, Galbiate, Rogeno, Castello Brianza, La Valletta Brianza e Merate. Sei persone sono state indagate: cinque sono brianzoli e lecchesi, uno è torinese.
Cene e auto di lusso con i soldi destinati ai migranti: “chiariremo tutto”
L’avvocato Marcello Perillo, assiste il presidente della cooperativa “I Girasoli”: «Siamo pronti – ha detto – a chiarire tutte le accuse c rivolte ai soci alla cooperativa».
Non sarà semplice perché le prove della presunta truffa allo Stato sembrerebbero schiaccianti. Lo spiegano le stesse Fiamme Gialle che conducono le indagini e che mettono in risalto come “in capo a cooperativa e onlus, entrambi vincitori di gara d’appalto per l’ospitalità di migranti e richiedenti protezione internazionale, l’esistenza di operazioni poco chiare».
Secondo gli inquirenti la truffa è stata possibile perch* dalla coop e dalla onlus producevano documentazione falsa per indurre in inganno la Prefettura locale inducendola ad elargire i soldi destinati ai migranti, come da prassi governativa.
Le cene in locali di primo piano, le vacanze in hotel a cinque stelle e le auto di lusso finivano ai soci. «Giuridicamente – spiegano gli inquirenti – i soci di una cooperativa o una onlus non possono percepire uno stipendio, o incassare soldi a loro nome».
Da qui la denuncia, mentre sono stati bloccati altri 200mila euro che erano destinati alla Prefettura e poi alle tasche di onlus e cooperativa.
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