Amatrice, 4 anni dopo il terremoto è ancora una città fantasma

Il Premier Conte presenzierà ad Amatrice per la messa in memoria delle vittime. Purtroppo però nonostante il tempo trascorso la situazione non sembra essere cambiata

Amatrice
Fonte Instagram – @alessandroserrano

Sono passati già 4 anni dal terribile sisma (di magnitudo 6.0) che ha distrutto Amatrice e i paesi limitrofi nel quale sono decedute 299 persone. Una ferita difficile da rimarginare, soprattutto se si considera che dopo circa 1500 giorni la situazione è pressapoco la medesima.

Sono state rimosse le macerie (almeno quelle), ma ad oggi molte delle zone colpite sono ancora disabitate. Paesi fantasma insomma, che meriterebbero di ripartire dopo aver provato il dolore più profondo che delle comunità intere possano provare.

Amatrice, gli interventi di ricostruzione in programma

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Fonte Instagram – @consiglioveneto

Ad onor del vero qualcosa si muove, ma considerando il tempo passato non può bastare. Stando ai dati della regione Lazio sono 550 i cantieri privati già avviati ai quali sono stati concessi 110 milioni di euro. A questi potrebbero essere aggiunti altri 55 milioni in fase di approvazione per consentire la partenza di altri 600 progetti entro il termine dell’anno.

Per quanto concerne i lavori di natura pubblica, sono in cantiere circa 120 interventi. Per alcuni sono già state avviate le gare d’appalto, come ad esempio l’Ospedale Grifoni di Amatrice, il cimitero monumentale e lo chalet “Pantani” di Accumuli. Passando invece alle unità abitative i numeri sono ancora piuttosto bassi, poco più di 100 appartamenti in via di ultimazione che saranno consegnati entro Natale.

Nel frattempo alla commemorazione di questa tragica giornata prenderà parte anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Insieme a lui parteciperà alla Santa Messa in memoria delle vittime anche il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.

Di primo impatto verrebbe da “prendersela” con il mondo della politica, ma in 4 anni si sono susseguiti diversi governi e non sarebbe giusto attribuire colpe solo all’esecutivo attuale. Rimane comunque lo sdegno per una situazione che poteva essere gestita in maniera diversa, per una terra specchio della sorridente Italia che ad oggi è ferma. L’auspicio è che l’incontro di oggi possa servire a qualcosa in più di un semplice ricordo, anche nel rispetto di chi quel 24 agosto 2016 alle ore 3:30 ha pagato con la propria vita.

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