Palloncini bianchi, applausi e tanta commozione per l’ultimo saluto a Evan, il piccolo di 4 anni morto per le botte a Modica.
Soprattutto tanta commozione. E silenzio. I palloncini bianchi che si alzano verso il cielo e un lungo applauso, hanno dato l’ultimo saluto al piccolo Evan, il bimbo di 4 anni morto a Modica per le botte subìte dal patrigno e dalla madre.
Silenzio. Quello stesso silenzio che oggi diventa un’accusa verso tutti quelli che sapevano cosa succedeva in quella casa, ma nessuno parlava. Una tragedia annunciata dalla violenza del convivente della madre che minacciava anche il padre naturale: “se non togli la residenza, tuo figlio muore”.
Oggi il papà sembra volersi scusare con il piccolo: “Ti prego di perdonare soltanto i miei errori e sappi che farò di tutto perché tu abbia giustizia. Affinché la tua morte non sia vana”.
C’erano moltissime persone per l’ultimo saluto al piccolo Evan, il bambino di 21 mesi morto a causa di un trauma cranico e, secondo l’accusa, per le percosse ricevute. Il funerale si è svolta alla chiesa del Santissimo Crocifisso di Rosolini, in provincia di Siracusa.
La folla è rimasta anche davanti alla chiesa, impossibilitata a entrare. In occasione dell’ultimo commosso saluto al bimbo è stato letto un messaggio del padre, Stefano Lo Piccolo: “Dal momento in cui sei nato il mio cuore è stato tuo. Ti prego di perdonare soltanto i miei errori e sappi che farò di tutto perché tu abbia giustizia. Affinché la tua morte non sia vana”, sono le parole rivolte dal padre al suo figlio, morto lunedì.
Il piccolo viveva con la madre, Letizia, e il suo compagno: entrambi sono stati arrestati per l’omicidio del piccolo. Anche la nonna di Evan ha inviato un messaggio in occasione del funerale del piccolo: “Dietro la tua morte c’è stata troppa omertà, perché chi sapeva ha taciuto e chi poteva agire non ha fatto nulla. Anzi, forse una cosa l’ha fatta: si è girato dall’altra parte, lasciandoti nelle mani dei tuoi carnefici.
A nulla – ha continuato la nonna – sono servite le mie grida di aiuto e spero che adesso queste mie grida possano riecheggiare nelle coscienze di tutti, nessuno escluso. Adesso, mio piccolo Evan, più nessuno potrà farti del male, perché giocherai e riderai come gli angeli in mezzo agli angeli”.
Durante la sua omelia anche don Parisi ha voluto inviare un messaggio parlando di chi si sarebbe voltato dall’altra parte: “A volte quando avviene qualcosa di terribile, solo così posso definire l’accaduto, solo in questi casi viene da dire a Dio dove sei? Chi guardavi? Chi proteggevi? Ma Dio in questi casi c’entra poco e niente.
C’entra l’uomo – ha proseguito il parroco – con la sua intelligenza, il suo modo di fare, c’entra l’uomo. E allora noi chiediamo al signore che sia presente nella vita di tutti, impariamo a essere persone che vogliono offrire il bene agli altri, impariamo a essere persone oneste, perbene, che sanno ascoltare il grido di chi soffre e non si voltano dall’altro lato. Impariamo a essere persona di preghiera che si concretizza nella nostra vita, altrimenti che cristiani saremmo?”.
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