Dopo il ritrovamento dei resti irriconoscibili di un bambino che dovrebbe essere suo figlio, Daniele Mondello accusa e poi viene chiamato in caserma.
3 agosto-20 agosto: diciassette giorni di agonia, di sofferenza per una vicenda che ha tenuto con il fiato sospeso tutta l’Italia. E la parola fine. L’esame del Dna sui resti del bambino trovato nei boschi diventa ormai solo una formalità.
Mancava ancora il riconoscimento degli indumenti trovati, e purtroppo è arrivato. Le scarpette blu trovate accanto ai resti umani nelle campagne di Caronia (Messina) sono di Gioele. Le ha riconosciute durante l’incontro con la polizia il padre del bambino, Daniele Mondello. A riferirlo è la sorella dell’uomo, Mariella.
Daniele, si è recato alla caserma Calipari di Messina, accompagnato dal padre Letterio e Dalla sorella. È stato convocato per il riconoscimento degli indumenti e le scarpe trovate ieri nei pressi del luogo del ritrovamento dei resti di Gioele nei boschi del messinese, resti del piccolo che erano non lontano da dove l’8 agosto venne ritrovato il corpo senza vita della mamma Viviana Parisi.
Daniele Mondello: “queste ricerche sono state un fallimento”
Mondello è entrato direttamente con l’auto in caserma. «Queste ricerche sono state un fallimento», ha detto uscendo dalla Questura di Messina e prima di recarsi nella caserma Calipari.
“Cinque ore di lavoro di un volontario rispetto a 15 giorni di 70 uomini esperti mi fanno sorgere dei dubbi oggettivi sui metodi adottati per le ricerche – ha detto il papà di Gioele.
“La mia – continua – non vuole essere una polemica, ma la semplice considerazione di un marito e padre distrutto per la perdita della propria famiglia”. “Nonostante il dramma che mi ha travolto – scrive – trovo doveroso ringraziare quanti mi hanno aiutato. Dedico un ringraziamento particolare al Signore che ha trovato mio figlio. Se non ci foste stati voi, chissà se e quando lo avremmo ritrovato”. “Viviana e Gioele –conclude Daniele Mondello – vi ringraziano ed io vi mando un abbraccio enorme, siete stati grandi!”.
Ora è il momento della verità. Gli investigatori che si occupano del caso, dicono di avere in mente una pista precisa. Nulla ancora trapela, ma si fa forza l’ipotesi più tragica, quella dell’omicidio-suicidio.
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