E’ salito ad almeno 135 il numero delle vittime per le esplosioni a Beirut. Lo rende noto il canale all news libanese Al Manar TV, che ha citato il governo.
L’apocalisse a Beirut. E’ salito ad almeno 135 il numero delle vittime per le esplosioni. Lo rende noto il canale libanese Al Manar TV, che ha citato fonti del governo. I feriti sono circa 5.000. Centinaia le persone disperse.
Il ministro della salute libanese Hamad Hasan consiglia di andare via da Beirut perché l’aria è tossica. Hasan – citato dai media locali – afferma infatti che materiali pericolosi sprigionatisi nell’aria dopo le deflagrazioni potrebbero avere effetti a lungo termine mortali.
Oltre 300 mila persone sono rimaste senza casa. Lo scoppio ha causato gravi danni in circa la metà del territorio cittadino.
“La Ue ha attivato il meccanismo di protezione civile in seguito alla richiesta delle autorità libanesi, e coordinerà l’invio urgente di 100 pompieri altamente qualificati, con veicoli, cani ed attrezzature specializzati nella ricerca e salvataggio in zone urbane […] Lavoreranno con le autorità libanesi per salvare vite”, ha annunciato il commissario alla gestione delle crisi, Janez Lenarcic.
“La Ue è pronta a fornire assistenza e sostegno. Siate forti”: così in un tweet il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Anche l’alto rappresentante della politica estera, Josep Borrell, esprime “piena solidarietà e sostegno totale alle famiglie delle vittime, al popolo e alle autorità libanesi”.
“Preghiamo per le vittime e per i loro familiari, e preghiamo per il Libano, perché con l’impegno di tutte le sue componenti sociali politiche e religiose possa affrontare questo momento così tragico e doloroso […] e con l’aiuto della comunità internazionale superare la grave crisi che sta attraversando”, ha detto il Papa nell’udienza generale.
Un video che più di parole o altri filmati, spiega l’inferno che ha cancellato un pezzo di Beirut, in Libano. Un video rilanciato su Twitter da Marco Castelnuovo, del Corriere della Sera.
Si vede una donna con tre bimbi che guarda alla finestra verso la colonna di fumo che si alza sopra la città. Si immagina che quella colonna sia lontana: sono sì preoccupati, ma non possono immaginare quel che sta per accadere. Il botto. I vetri che saltano. Le urla. Le crisi di panico e la fuga in un altra stanza, per provare a lasciarsi alle spalle quell’inferno.
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