Salvini va a processo per la vicenda Open Arms ma non mancano le polemiche anche da sinistra sui ‘complici’ nelle decisioni dell’ex ministro dell’Interno.
Non esattamente due amici di Matteo Salvini. Gianluigi Paragone era al governo con i 5 stelle quando il leader della Lega era ministro dell’Interno, quindi sa quel che dice. E Massimo Cacciari è tutt’altro che simpatizzante di Salvini ma, da buon filosofo, è obiettivo.
E così nel day after la decisione del Senato che ha accolto la richiesta di autorizzazione a procedere avanzata dal tribunale di Palermo nei confronti di Matteo Salvini per il caso Open Arms, c’è chi è rimasto perplesso dall’esito della votazione.
Massimo Cacciari ha dichiarato all’agenzia Adnkronos che c’è un aspetto che va “al di la di ogni decenza”: i “complici” dell’ex ministro dell’Interno hanno votato per mandare il leader leghista a processo.
Cacciari, che si era già espresso in merito al processo, ha spiegato che risulta “abbastanza indecente e incredibile che i suoi primi collaboratori al governo, a distanza di un anno, non di due guerre civili e tre rivoluzioni, lo rimandino al processo”.
L’ammissione arriva dalla bocca di chi non nutre “alcuna simpatia” per il segretario del Carroccio. “Che si rimandassero a processo anche loro che hanno condiviso tutto quello che Salvini ha fatto”.
Salvini a processo, Paragone: “linea comune”
Gianluigi Paragone, nel giorno del voto per l’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini, dà la sua visione dei fatti. Il leader di Italexit l’estate scorsa, quando il numero uno della Lega è stato accusato di sequestro di persona, era tra le fila del Movimento 5 Stelle.
Una posizione che gli permette ad oggi di svelare tutta la verità su quei concitatissimi giorni. “Salvini non era un re, ma svolgeva il ruolo di ministro degli Interni – esordisce in Senato -. Anche il M5S in campagna elettorale era duro. E nella maggioranza, la linea comune era stata trovata ma ora con il cambio di alleanze i decreti sicurezza imbarazzano.
Con questo voto capiremo chi dice no a flussi migratori incontrollati, o chi dirà si strappando qualche consenso. Peccato che la gente fuori dice ’le cose non stanno così’”.
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