Il ragazzino, affetto dalla rarissima sindrome di Dravet, era stato sfrattato dalle banche, ma l’arrivo di un benefattore lo ha salvato
Una delle poche avventure al lieto fine, in questo periodo di cronaca sempre più nera. Il piccolo Leonardo, affetto dalla sindrome di Dravet, ha rischiato di restare senza casa a causa della poca umanità delle banche.
A salvare lui e la sua famiglia, un benefattore restato anonimo, che ha versato per loro ben 150.000 euro estinguendo quindi il debito tanto bramato da chi lo stava lasciando senza un tetto sulla testa.
La notizia, giunge da Piazzola sul Brenta, in provincia di Padova. Leo, quattordicenne, soffre della sindrome di Dravet, ovvero una forma di epilessia che lo costringe a stare in carrozzina.
“Deve essere assistito giorno e notte. La casa è su due piani ma di sopra Leonardo non può andare, perché ci sono diciotto scalini. Giù abbiamo allestito un divano letto, che la sera diventa un matrimoniale. Dorme lì, sempre con una persona accanto, perché non può stare solo. C’è il bagno attrezzato con la doccia grande, dove si può entrare vestiti e lavarlo, e il lavandino a misura della carrozzina”, racconta la mamma.
Ma le disavventure, sono iniziate due anni fa, quando una banca gli ha pignorato casa, per scontare dei debiti avuto dal padre. A muoversi subito, sono state la Pro Loco e l’Associazione Creativamente Abili, coinvolgendo persino un consigliere comunale, Federico Bellot, ed uno regionale, Luciano Sandonà.
Il paesino si muove per non togliere la casa al piccolo Leonardo, con diverse iniziative di solidarietà che avevano raccolto un totale di quasi 80mila euro, ma non basta: le banche ne vogliono 250mila. Ma a fermare tutto, ci si è messo anche il Covid, con le iniziative che si sono fermate, come tutto e come i sogni di Leo. Delle scorse ore però, il miracolo: l’anonimo benefattore che ha donato i restanti 152mila euro, restituendo alla famiglia del ragazzino, la casa in cui vivevano.
Ora, come la mamma di Leo spiega, la famiglia ha avuto una bellissima idea: “Avendo un bambino con una malattia rara e tanti problemi, vorremmo concedere in comodato d’uso il capannone dove c’era l’azienda di mio marito. Vorremmo fosse allestito un centro diurno per ragazzi con disabilità e ci basta che sia sistemato. I soldi per metterlo a posto noi non li abbiamo, ma abbiamo anche del terreno, che potrebbe ospitare cani, cavalli o asinelli per la pet therapy. Lì, i bambini come mio figlio potrebbero passare la giornata. Ne abbiamo tanta di terra, per cui verrebbe una bella cosa se qualcuno volesse impegnare la giusta cifra”.
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