A Treviso maxi focolaio nella ex caserma Serena, centro accoglienza per migranti, Zaia: «Un gran pasticcio, va trattato da zona rossa».
Il governatore del Veneto, Luca Zaia, nei pensieri torna indietro di qualche mese e rivede la situazione di Vò Euganeo: la prima zona rossa da quando è nata la pandemia di coronavirus.
Oggi si potrebbe tornare a parlare di limitazioni importanti dopo la scoperta del maxi focolaio scoppiato all’interno della ex caserma Serena dove sono ospitati centinaia di migranti.
Treviso, al momento, è la città con il più massiccio focolaio di Covid in Italia, tanto che ieri, nel bollettino diramato dal Ministero della Salute, i contagi sono tornati a salire prepotentemente.
Luca Zaia ieri, appena sceso dall’auto a Vò Vecchia, è stato raggiunto dal bollettino di Azienda Zero, che dava conto dei migranti positivi a Treviso. E così, nel paese che il 22 febbraio finì in quarantena obbligatoria, il presidente della Regione ha annunciato «un approfondimento giuridico» per verificare condizioni e competenze nell’adozione di una misura analoga per l’ex caserma Serena, com’è accaduto dieci giorni fa a Udine per l’ex Cavarzerani.
Il precedente del Friuli Venezia Giulia è stato oggetto dell’analisi condotta nel pomeriggio dall’Avvocatura di Palazzo Balbi. La richiesta era stata avanzata dal governatore Massimiliano Fedriga, discussa al Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica e poi sfociata nell’ordinanza firmata dal sindaco Pietro Fontanini, che aveva disposto la chiusura e il presidio per 14 giorni del dismesso complesso militare, nonostante i richiedenti asilo contagiati fossero solo 3.
Ma a Treviso si parla di 133 positivi per questo motivo Zaia ha voluto porre la questione sotto il profilo politico, fermo restando che sul piano formale la questione spetta al Comune e alla Prefettura e che la Regione comunque sovrintende alle attività sanitarie condotte dall’Ulss.
Coronavirus nel centro accoglienza di Treviso, Zaia: “un pasticcio”
«Sono convinto che questo è un mega pasticcio – ha commentato Zaia – ed è la conferma del fatto che le forme di ospitalità senza se e senza ma, a differenza di quelle per chi scappa davvero dalla morte o dalla fame e che va aiutato, causano solo guai. Visti i rischi sanitari, i centri di accoglienza devono essere trattati come zone rosse, secondo le scelte dei Comuni».
Al momento gli ospiti dell’ex Serena sono in isolamento fiduciario e i controlli vengono garantiti dalla polizia locale. L’istituzione della zona rossa, invece, introdurrebbe l’obbligatorietà, con i relativi riflessi penali.
Il sindaco, anche lui leghista, Mario Conte, se la prende con la burocrazia e il Governo: «Il nuovo focolaio all’interno della struttura genera un danno incalcolabile, anche in termini di immagine, al nostro territorio, del quale lo Stato dovrà rendere conto».
Un’accusa rilanciata dall’ex ministro, e segretario della Lega, Matteo Salvini: «Sostengo l’iniziativa annunciata dal sindaco Mario Conte, che chiederà i danni al Governo poiché i migranti sono stati trovati positivi all’interno della ex caserma.
E Treviso ora è il più grosso focolaio in Italia. Invece di prorogare stati di emergenza in carenza di emergenza, si provveda ad evitare di far sbarcare gente che poi porta il contagio in giro per l’Italia.
Replica Giovanni Zorzi, segretario provinciale del Partito Democratico: «La concentrazione dei migranti all’ex caserma Serena dipende proprio dalle decisioni di Salvini quando era ministro dell’Interno, che coi suoi decreti ha di fatto cancellato il sistema dell’accoglienza diffusa, evitando di chiuderla ed anzi potenziandola facendoci finire migranti in uscita dagli Sprar».
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