“Sto bene, nessun effetto collaterale”. Parla la virologa Groppelli che due mesi fa si è fatta iniettare come cavia il vaccino anti coronavirus.
Lei, insieme ad altre migliaia di persone in tutto il mondo, si è fatta iniettare come prova un vaccino contro il coronavirus. Elisabetta Groppelli sta bene, non ha avuto nessun effetto collaterale. Sono gli eori di cui poco si parla che mettono a rischio la propria salute a servizio della comunità.
Sono passati due mesi da quando è stata sottoposta al vaccino anti Covid. Elisabetta Groppelli, ricercatrice al St.George’s di Londra, si sente bene e assicura di non aver avuto “nessun effetto collaterale maggiore. Alcuni di noi hanno accusato dolore nella zona dell’iniezione, stanchezza o una lieve febbre. Sono reazioni del tutto normali”.
Il vaccino sta entrando in questi giorni nella fase 3, quella della sperimentazione sull’uomo. Troppo presto però, secondo la virologa, per valutarne gli effetti: “Non siamo ancora certi se questa risposta immunitaria sia in grado di proteggere dalla malattia: ora la circolazione del virus è molto diminuita e non sappiamo se i volontari non sono stati infettati perché immuni o perché non sono entrati in contatto con la malattia”.
Prosegue dunque la ricerca al vaccino nella lotta contro il coronavirus: oltre 3.000 i volontari negli Stati Uniti e 5.000 in Gran Bretagna si sono fatti iniettare il siero nonostante le controindicazioni a cui possono andare in contro.
Non è ancora dato sapere se negli USA e in Gran Bretagna i volontari si sottopongano gratis al test, o se siano pagati. Di sicuro in Russia l’Istituto di ricerca per l’epidemiologia Gamalei di Mosca, che inizierà la settimana prossima i test su 50 volontari civili e militari, pagherà fra i 20.000 e 100.000 rubli (1.450 dollari).
Si tratta del metodo denominato “human challenge trial”, che ha suscitato polemiche da parte di chi si dice contrario alla sperimentazione su soggetti sani. Secondo questi critici vi sarebbe il rischio di contrarre il virus e finire attaccati ai respiratori artificiali.
Chi sono questi volontari? La maggior parte è costituita da ragazzi giovani dai 20 anni in su, studenti della facoltà di medicina o persone che semplicemente vogliono mettersi a disposizione della ricerca scientifica anti Covid-19.
Tra questi Elisabetta Groppelli, virologa italiana del St George’s Hospital di Londra, volontaria del primo gruppo delle 500 persone che hanno accettato di sottoporsi come “cavie” per il test sul vaccino sperimentale contro il Covid-19, realizzato dalla Jenner Institute della Oxford University e dall’azienda italiana Advent- Irbm di Pomezia.
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