Parla la madre dell’appuntato Giuseppe Montella, che ha difeso a spada tratta il figlio e gli altri carabinieri arrestati facendo leva sulla discriminazione territoriale.
L’inchiesta relativa all’arresto di sei carabinieri a Piacenza si appresta a diventare il vero tormentone dell’estate 2020. Il sequestro della caserma Levante e i retroscena raccapriccianti che stanno venendo fuori, stanno rendendo questa storia inquietante ma al tempo stesso curiosa.
Per questo i media stanno battendo diverse piste per cercare di rendere noti altri particolari. Il quotidiano La Stampa ad esempio ha deciso di intervistare la madre dell’appuntato Giuseppe Montella, diventato un po’ il capro espiatorio della vicenda.
Da buona madre però ha difeso a spada tratta il figlio, respingendo al mittente le accuse piovute in questi giorni. D’altronde come è giusto che sia “ogni scarrafone è bello a mamma sua”.
Carabinieri arrestati, madre appuntato Montella: “Tirano fuori Gomorra perché veniamo da Napoli”
“Se mio figlio ha sbagliato è giusto che paghi. È un bravo ragazzo, così come i suoi colleghi Salvatore, Giacomo e Daniele. Si stava laureando in giurisprudenza, non voglio pensare che tutto ciò che stanno dicendo di lui in televisione sia vero” – le parole della madre di Montella.
Poi prosegue parlando dei conti del figlio: “Alcuni non so nemmeno da dove vengano fuori”. Un’affermazione che la dice lunga sulle incongruenze di questa diatriba, la cui immagine celebre è quella dei militari che sventolano i soldi dei loro presunti giri illeciti. Montella però aveva dichiarato che quel denaro era frutto di una vincita al Superenalotto e che lo scatto non era avvenuto in caserma.
Sull’accostamento alla nota serie televisiva Gomorra, ecco il pensiero della donna, che ne fa una questione territoriale: “Fanno così perché veniamo da Napoli. Se Giuseppe fosse stato di Piacenza, nessuno avrebbe mai detto una cosa del genere”.
Un modo probabilmente per sviare la questione, anche perché in situazioni del genere la provenienza è decisamente l’ultimo dei problemi. Rimane la gravità delle azioni, che naturalmente vanno comprovate nelle sedi opportune e nei luoghi adeguati.
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