Sempre meno decessi, diminuiscono anche i contagi, eppure il governo continua a parlare di un nuovo lockdown se le cose dovessero peggiorare. Bassetti non ci sta.
Il numero dei contagi non sale drasticamente come molti temevano, anzi scende. E sempre meno persone muoiono di coronavirus, ammesso che davvero sia il Covid ad ucciderle dal momento che i dati del Ministero della Salute sono top secret.
Eppure il governo continua a terrorizzarci con frasi tipo: “un nuovo lockdown non è impossibile”, a dirlo proprio il titolare del ministero, Roberto Speranza.
A suo dire, a mettere in pericolo l’Italia sono per lo più casi d’importazione che nel nostro Paese trovano terreno fertile. “La tregua è fragile”, conferma Massimo Galli, direttore del Sacco di Milano, preoccupato perché le vere cifre sui contagi provenienti dall’estero sono introvabili.
Dello stesso pensiero, appunto, Roberto Speranza. Il ministro della Salute in questi giorni si è prodigato a ribadire che “siamo nel pieno della battaglia ed è fondamentale continuare a mantenere comportamenti corretti”. Il ministro ha anche aggiunto che abbiamo toccato il record mondiale.
“In cielo non sta scritto che un nuovo lockdown sia impossibile”, ha premesso il ministro. Insomma, non è da scartare la più tragica delle ipotesi: quarantena forzata per tutti. Nemmeno l’assessore alla Salute del Lazio, Alessio D’Amato: “Rimettete le mascherine o rischiamo nuove chiusure”.
“Un nuovo lockdown non è impossibile” Ricciardi e Galli sì, Bassetti no
La preoccupazione di cui sopra, pare essere diffusa anche tra gli esperti. A lanciare l’ennesimo monito ci pensa Walter Ricciardi, professore di Igiene all’università Cattolica e consigliere di Speranza. “Siamo fra i pochi Paesi al mondo con circolazione ridotta – spiega – ma siamo circondati da aree in crescita. Dobbiamo stare attenti. Non ci vuole molto a tornare a mille contagi al giorno come in Catalogna”.
A fargli eco Galli: “La mia impressione è che, al netto dei casi dall’estero, il virus continui a circolare in Italia in modo significativo, anche se sottotraccia. Lo dimostrano i tanti casi trovati con screening e test sierologici.
Con il coronavirus il 10 per cento dei positivi causa l’80 per cento dei contagi. Sono i cosiddetti superdiffusori, che possono essere asintomatici. Dobbiamo trovarli alla svelta con i test, per evitare che nuovi focolai si allarghino al di là della nostra capacità di controllo”.
I numeri, rileva invece Matteo Bassetti, infettivologo direttore della Clinica Malattie infettive dell’Ospedale San Martino di Genova, parlano chiaro: “Avevamo oltre 4.000 ricoverati in terapia intensiva, oggi sono 60 in tutta Italia, un paese di 60 milioni di abitanti.
Invece continuiamo a leggere ‘salgono i contagi’ senza approfondire i numeri, quanti di questi sono asintomatici, quanti sono più seri, quanti i ricoverati. Sappiamo però che la ‘vasca’ dei ricoveri si sta svuotando, e continua a calare malgrado questi 200 contagi al giorno.
Si sottolineano solo i dati negativi – continua Bassetti – omettendo di sottolineare, ed è veramente tafazziano, che siamo stati i primi a contrastare l’onda e ci siamo riusciti bene”.
“La cosa che sconcerta – conclude – è che tutte le sere si continua a dare un bollettino di guerra, che viene rilanciato in apertura da tutte le testate. Io ho visto cosa fanno in Francia, in Spagna, in Germania… solo noi diamo tutta questa enfasi, e diamo l’impressione all’estero di essere ancora in mezzo al disastro.
“Si crea solo paura nel pubblico, che in gran parte come sappiamo si limita a leggere i titoli, con il rischio di creare l’effetto ‘al lupo al lupo’ per quando, speriamo di no, si potrà ripresentare un’emergenza vera. Ora basta – ribadisce Bassetti – lo dico anche per la nostra categoria, e contro i nostri interessi: torniamo a parlare d’altro, delle altre malattie, dei problemi e delle qualità, che sono tante, del nostro servizio sanitario. Dobbiamo uscire da questo cul de sac altrimenti ne pagheremo le conseguenze per i prossimi 20 anni“.