Scorta Paolo Borsellino era composta da sei agenti, cinque dei quali hanno perso la vita insieme al magistrato nella strage di Via d’Amelio ventotto anni fa.
Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina e Claudio Traina sono questi i nomi dei cinque agenti che nel pomeriggio del 19 luglio 1992 hanno perso la vita insieme al giudice quando la bomba è esplosa.
“Erano persone che facevano parte della nostra famiglia. Condividevamo le loro ansie e i loro progetti. Era un rapporto,oltre che di umanità e di amicizia, di rispetto per il loro servizio. Mio marito mi disse ‘quando decideranno di uccidermi i primi a morire saranno loro’, per evitare che ciò accadesse, spesso usciva da solo a comprare il giornale e le sigarette quasi a mandare un messaggio ai suoi carnefici perché lo uccidessero quando lui era solo e non in compagnia dei suoi angeli custodi” queste le parole di Agnese Borsellino.
Aveva 43 anni ed era il caposcorta del giudice, era sposato con Maria Pace anche se era rimasto vedovo tre anni prima, insieme avevano tre figli Emanuele, Emilia e Rosalinda. Si era risposato con Maria Fontana. Il giorno della strage non doveva trovarsi li, era in ferie ma è stato richiamato per raggiungere il numero minimo di persone di scorta, qualche settimana prima aveva salvato un bambino che stava annegando a Mondello.
Era nato in Australia da una famiglia di triestini emigrati nel dopo guerra, è rimasto orfano di padre a soli 21 anni, nel 1983 entra nella Digos e poi fa parte del nucleo
anti-sequestri e in seguito prende servizio presso la divisione anticrimine. Nel maggio del 1992 fa richiesta per entrare nella direzione investigativa antimafia. Il giorno della strage, lascia riposare un collega che doveva dargli il cambio e decide di prendere servizio al suo posto come agente di scorta del giudice Paolo Borsellino. Aveva una moglie Monica.
Nel 1990 decide di farsi assegnare all’ufficio scorte. Aveva solo 27 anni ed era sposato e padre di un bimbo di solo undici mesi, Dario, che ora vive in Brasile. Suo fratello
Luciano, agente della Squadra Mobile di Palermo, ora in pensione, dopo la strage
fece parte del pool di poliziotti che catturarono il boss Giovanni Brusca.
Prima donna poliziotto a morire in una strage di mafia. Dopo la strage di Capaci, nel 1992 venne affidata al magistrato Paolo Borsellino. Aveva solo 24 anni quando perse la vita nell’esplosione. Sognava di tornare a Cagliari, proprio per questo aveva richiesto di essere lì trasferita. Alla morte ha lasciato i genitori, una sorella ed un fratello ed il fidanzato con il quale sperava presto di sposarsi.
Era fidanzato con Vittoria, insieme a lei voleva sposarsi e costruire una famiglia. Prese la decisione nonostante i rischi che sapeva di correre di farsi assegnare alla scorta del giudice Borsellino. Aveva solo 22 anni ed era il più giovane della squadra.
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