Il ministro della Salute, Speranza, è preoccupato dai nuovi dati sul contagio da coronavirus e pensa ad una scelta drastica per chi si rifiuta di curarsi.
I nuovi focolai nati in Italia anche per ‘distrazione’ delle persone, preoccupano e fanno arrabbiare il ministro della Salute, Roberto Speranza.
Il caso dell‘imprenditore veneto che ha viaggiato all’estero, ha partecipato a festa e funerale e ha portato in Italia il virus rifiutandosi le cure, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Il ministro, in un’intervista a Repubblica, afferma: “Il messaggio che arriva dalla lettura dei dati è che il virus circola ancora. Finché sarà così, non potremo considerare il pericolo alle spalle. Lavoriamo ogni giorno perché non si torni mai più al livello di sofferenza di marzo. Per questo, su ogni atto, seguo il principio della massima prudenza”.
Rispondendo ad una domanda sulla proposta del presidente del Veneto Luca Zaia di rendere obbligatorio il ricovero di chi ha sintomi di Covid. ha specificato: “Oggi se una persona è positiva e non resta in isolamento ha una sanzione penale da 3 a 18 mesi di carcere. E c’è una multa fino a 5mila euro”.
In Veneto un imprenditore è andato in giro malato e, prima di aggravarsi, ha rifiutato le cure. “È un comportamento inaccettabile. Su questo è giusto essere durissimi. Sto valutando con il mio ufficio legislativo l’ipotesi di trattamenti sanitari obbligatori nei casi in cui una persona deve curarsi e non lo fa.
Ma attenzione, il mio giudizio su come si sono comportati gli italiani in questa crisi è positivo: senza questa sintonia di fondo tra le misure adottate e i comportamenti individuali noi non avremmo piegato la curva”.
Per quanto riguarda il rientro a scuola,previsto per il 14 settembre, il ministro Speranza è abbastanza fiducioso: “penso che ci siano le condizioni a settembre per ripartire in sicurezza. La mia proposta è di ricostruire un rapporto organico tra scuola e sanità – aggiunge -.
Recuperiamo il senso di una norma del 1961 che introduceva la medicina scolastica, superata negli anni ‘90 – conclude il ministro – Una relazione organica costante della prevenzione sanitaria con le scuole. Ho proposto alle Regioni che questo modello venga ripristinato. Ci saranno test sierologici sui lavoratori, molecolari sulla popolazione scolastica. Un monitoraggio costante”.
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