Falso allarme, nessuna bambina era scomparsa al confine tra Slovenia e Italia. Era un tentativo per impietosire i poliziotti in modo da entrare in Italia.
Ci avevano creduto tutti, compresi poliziotti, vigili del fuoco, speleologi che si erano messi subito in moto per ritrovare la bambina di 6 anni scomparsa al confine tra Slovenia e Italia.
Ma era tutto falso, un vergognoso falso allarme il caso della bambina di 6 anni, di nazionalità indiana, data per dispersa nei boschi tra Trieste e la Slovenia.
La scomparsa della bimba era stata denunciata da un gruppo di migranti che erano stati fermati da una pattuglia slovena: più tardi si è capito che era una scusa inventata per impietosire i poliziotti.
Le ricerche erano però scattate sia sul versante italiano che su quello sloveno del confine poco dopo le 10. La notizia della sospensione è stata data dalla questura di Trieste.
Secondo la prima versione dei fatti fornita alla polizia di Lubiana la piccola faceva parte di un gruppo di migranti che stava tentando l’ingresso in Italia attraverso un sentiero sul Carso.
Una pattuglia della polizia slovena aveva fermato un gruppo di persone, una decina in tutto, nel corso di un’operazione di controllo contro l’immigrazione clandestina.
Alcuni componenti del gruppo avevano raccontato che, alla vista degli uomini in divisa, una bambina di 6 anni era scappata attraverso i boschi.
L’allarme era stato esteso anche all’Italia, si erano alzati in volo alcuni gli elicotteri ma senza rintracciare la bambina. Quindi la soluzione del mistero, nelle prime ore del pomeriggio, dopo cinque ore di paura: il racconto era stato inventato solo per indurre i poliziotti a un comportamento compassionevole e poterla fare franca.
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