Christian e Fabio, aggrediti in Trentino da un orso, non vogliono che l’animale venga abbattuto. “Rispettiamo la sua vita, non uccidetelo”.
Forse anche loro hanno capito che l’orso è un animale che difende il suo territorio e i suoi cuccioli. Forse anche loro hanno capito che l’animale non ha fatto altro che rispettare la sua natura di animale selvaggio.
Forse, hanno capito che anche per i cacciatori come loro, è meglio non addentrarsi in posti pericolosi. E così Christian Misseroni e suo padre Fabio, aggrediti una settimana fa sul monte Peller, hanno voluto dire la loro sulla decisone di abbattere l’orso che sarebbe stato il loro carnefice.
I due uomini non sono ancora guariti completamente dopo l’avventura a tu per tu con il grosso plantigrado, moralmente e anche fisicamente, le ferite sui loro corpi si vedono ancora nitidamente, specialmente sul padre.
Maurizio Fugatti aveva immediatamente ordinato l’abbattimento dell’orsoper – quasta la sua motivazione – salvaguardare l’incolumità dei suoi cittadini che si recano nei boschi.
Le associazioni animaliste come il WWF e Legambiente, erano subito scesesul piede di guerra, convinte che non abbia alcun senso abbattere l’animale ma sia invece indispensabile educare gli uomini al rispetto degli stessi.
Padre e figlio aggrediti da orso: “non uccidetelo”
Anche Christian e Fabio, i veri protagonisti dello sfortunato episodio, tuttavia, dimostrano di avere capito l’orso più di quanti non lo conoscano nemmeno: “Siamo contrari perché abbiamo rispetto della montagna e degli animali che ci vivono, anche se siamo cacciatori – ha spiegato Christian al Corriere.
“Viviamo la montagna a 360 gradi, ma in pieno rispetto […] Noi vogliamo sicuramente una gestione della presenza degli orsi più pulita possibile, ma il problema va necessariamente affrontato.
Purtroppo nella nostra zona la popolazione degli orsi è satura, rispetto al nostro territorio: i plantigradi si stanno spostando sempre di più in paese, si ripetono gli avvistamenti frequenti vicino alle case, qualcosa va fatto”.
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