24 indagati rinviati a giudizio dalla Procura di Reggio Emilia che ha portato avanti l’inchiesta giudiziaria sugli affidi illeciti. L’udienza preliminare è fissata per il 30 ottobre davanti al gup, Dario De Luca, del tribunale di Reggio Emilia.
La casa degli orrori, l’inchiesta Angeli e Demoni. Una storia che ad ottobre avrà nomi e cognomi dei delinquenti che hanno giocato sulla pelle dei bambini e delle loro famiglie pur di fare soldi.
Sono 24 indagati rinviati a giudizio dalla Procura di Reggio Emilia che ha portato avanti l’inchiesta giudiziaria sugli affidi illeciti e rispunta il sindaco De Luca. L’udienza preliminare è fissata per il 30 ottobre davanti al gup, Dario De Luca, del tribunale di Reggio Emilia.
La procura ha analizzato i casi di alcuni minori che sarebbero state vittime di un sistema di affidi illeciti: il 27 giugno scorso era scoppiato il caso Bibbiano. Dall’inchiesta “Angeli e Demoni” è emersa una serie vergognosa di accordi sottobanco e favoritismi che svela un’enorme rete formata da enti privati e pubblici collegata anche alle istituzioni.
Un sistema atroce che, per anni, sarebbe servito a favorire un business illecito di diverse centinaia di migliaia di euro. Dall’inchiesta della procura sono emerse finte relazioni, falsi documenti e pressioni psicologiche utilizzate dagli psicologi per riuscire a plagiare i minori.
Subdole opere di convincimento, meccanismi di persuasione e storie di fantasia per screditare le famiglie dei piccoli. Una volta “plagiati” i bambini avrebbero dovuto denunciare i genitori, raccontando di aver subito violenze mai avvenute.
I reati contestati sono, a vario titolo, peculato d’uso, abuso d’ufficio, violenza o minaccia a pubblico ufficiale, falsa perizia anche attraverso l’altrui inganno, frode processuale, depistaggio, rivelazioni di segreto in procedimento penale, falso ideologico in atto pubblico, maltrattamenti in famiglia, violenza privata, lesioni dolose gravissime, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
Bibbiano, chi c’era dietro l’orrore di Angeli e Demoni
155 i testimoni citati dall’accusa e 48 le parti offese, tra cui l’Unione dei Comuni Val d’Enza, i Comuni di Gattatico e Montecchio, ministero della Giustizia e Regione Emilia Romagna.
Tra i testimoni, oltre agli investigatori dei carabinieri che hanno seguito l’indagine che ha preso il nome di “Angeli e Demoni”, anche il giornalista-scrittore Pablo Trincia, la direttrice della fondazione emiliano-romagnola per le vittime di reato Elena Buccoliero, l’ex giudice minorile di Bologna Francesco Morcavallo, il direttore generale dell’Ausl di Reggio Emilia Fausto Nicolini.
Tre i capi d’imputazione nei confronti del guru della “Hansel e Gretel” nell’ambito dell’inchiesta “Angeli e Demoni”. Concorso in abuso d’ufficio l’accusa nei confronti di Claudio Foti alla quale si sono aggiunte, sulla base delle registrazioni delle sedute da lui sostenute con alcuni minori presentate dal legale dello psicologo in sede di tribunale, frode processuale e lesioni personali gravissime.
Tra gli indagati anche Andrea Carletti. Il sindaco di Bibbiano e delegato dell’Unione Comuni Val d’Enza alla specifica materia delle politiche sociali, indagato per abuso di ufficio e falsità ideologica.
Secondo quanto scoperto dai pm, l’ex sindaco dem avrebbe lavorato assieme a Foti alla creazione di un progetto volto a consentire, allo psicologo, la prosecuzione illecita del servizio di psicoterapia.
Una comunità per minori che, sotto proposta proprio del sindaco dem, sarebbe nata nel paesino dove operava il primo cittadino. A Bibbiano.
Tra i principali indagati rimane anche Federica Anghinolfi, dirigente dei servizi sociali della Val d’Enza. Secondo quanto contestato dalla procura nel provvedimento, la capa degli affidi, avrebbe, minacciato i genitori di uno dei bambini, intimidando che gli avrebbe permesso di vedere i figli “a condizione che rilasciasse ai Servizi Sociali il suo consenso a che il figlio minore fosse sottoposto ad un percorso di psicoterapia specialistica con Foti”.
Per i pm, Anghinolfi avrebbe compiuto “atti idonei diretti in modo inequivoco a costringerlo a prestare il predetto consenso”. Tutto, al fine di procurare a Foti Claudio, profitti in denaro, “pari al corrispettivo richiesto per le sedute terapeutiche di euro 135 ogni ora”.