“È peccato volere l’estinzione dei cinesi?” Rita Dalla Chiesa indigna

La frase su Twitter, di Rita Dalla Chiesa sul popolo cinese ha indignato il web. Nel post la conduttrice ha ammesso di volere l’estinzione di questi ultimi.

Una caduta di stile in piena regola quella di Rita Dalla Chiesa. La conduttrice sul suo profilo Twitter riferendosi al popolo cinese, in particolare alla festa dedicata alla carne del cane di Yulin, ha espresso tutto il suo sdegno con una frase poco consona.

Come è noto in Cina, purtroppo, è permesso mangiare sia la carne di gatto sia quella di cane. Cosa che in gran parte del mondo è vietata.

Questo ovviamente scatena l‘ira degli animalisti che quotidianamente si battono per eliminare questa pratica dalle tavole cinesi.

Al momento però tali tradizioni sono molto diffuse e soprattutto in vigore da secoli, quindi è davvero complicato riuscirle a fermare.

Solo con un atto ufficiale da parte del governo cinese forse si riuscirebbe a fare qualcosa.

Rita Dalla Chiesa, la frase shock sul popolo cinese indigna il web

La conduttrice, vista la situazione, ha deciso di manifestare il suo sdegno in modo poco consono.

Infatti sul suo profilo Twitter ha scritto: “È peccato mortale volere l’estinzione dei cinesi?”

Come si poteva immaginare la frase ha fatto molto discutere soprattutto per la cruda affermazione.

Anche se per una buona causa, usare questo tipo di linguaggio potrebbe portare a delle conseguenze più gravi.

Come quella di aumentare un sentimento di odio nei confronti del popolo cinese già vessato dalla situazione Covid.

Purtroppo dopo la diffusione del virus in molti si sono scagliati contro la Cina per aver allarmato gli altri Paesi del mondo in ritardo.

Questo ha fatto sì che gran parte della popolazione si rivolgesse loro come untori e portatori di malattie. Uno dei risultati maggiori è stato l’aumento della discriminazione razziale nei confronti dei cinesi.

Dunque anche se per una giusta causa, rivolgersi in questi termini, come ha fatto Rita Dalla Chiesa, può portare a situazioni spiacevoli.

Sicuramente è giusto condannare l’atto in sé, quello della Festa della carne di cane, ma in altri modi e termini

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