Luigi Tosti classe 1920 parà della folgore partito come volontario per combattere ad El Alamein rinvia al mittente le accuse di razzismo
Luigi Tosti sta per compiere 100 anni, ma nonostante ciò ha ancora l’entusiasmo della giovinezza di quando si presentò volontario per arruolarsi nella Folgore.
Nel 1942 partì per la battaglia di El Alamein dove fu grande protagonista tanto da essere ricordato ancora oggi per aver difeso i colori italiani durante quella missione. Intervistato da Il Giornale, si è lasciato andare a dei particolari incredibili di quell’esperienza, che sembrano quasi irreali: “Durante il giorno restavamo nascosti e nelle ore notturne uscivamo allo scoperto per preparare l’avanzata. Man mano che procedevamo trovavamo la popolazione libica ridotta alla fame e gli offrivamo ciò che avevamo. Anche a costo di non magiare”.
Anche per questo, Tosti è rimasto basito dalle accuse di razzismo piovutegli addosso in questo particolare periodo di protesta dovuto all’atroce morte di George Floyd. Da Roma a Milano in tanti hanno inneggiato contro i protagonisti delle campagne d’Africa. L’ex paracadutista però ha risposto a tono esponendo la sua realtà dei fatti.
Luigi Tosti: “Vi racconto gli italiani in Africa durante la nostra spedizione”
A suo parere i cosiddetti “italiani d’Africa” non si sono mai resi protagonisti di episodio di razzismo e non sono stati fautori della schiavitù. Anzi, il governo italiano faceva del bene alla gente assegnandogli proprietà e rifacendo le strade. Ha puntato il dito contro i soldati inglesi di cui ricorda azioni barbare nei confronti dei nativi solo per mero approvvigionamento. Insomma, il contrario di ciò che ancora oggi a distanza di 80 anni viene ricordato dalla gente.
Poi ha proseguito ricordando le foibe e i crimini dei commessi marocchini in Ciociaria che non vengono menzionati alla stregua di altri atti vandalici commessi nei corsi dei conflitti passati.
La spedizione poi terminò quando la truppa italiana fu scoperta dai neozelandesi e Tosti riportò una ferita alla gamba, che lo costrinse a tornare in Italia. Una vera fortuna visto che altri soldati coinvolti purtroppo non fecero più ritorno dai propri cari.
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