Saviano vuole dedicare una fermata della linea C di Roma ad un partigiano, gli antirazzisti cambiano nome alle vie di Roma, ma nessuno tocchi il ‘Che’.
Lottare contro il razzismo è un gesto nobile. Come farlo, è un’altra cosa. Dopo la morte in America dell’afroamericano George Floyd, i nuovi antirazzisti hanno deciso di imbrattare o distruggere le statue di tutti quei personaggi storici che sono avversi alle idee politiche di chi protesta.
Dopo la statua di Indro Montanelli imbrattata a Milano, anche a Roma gli anti-razzisti hanno cosparso di vernice la statua di Antonio Baldissera al Pincio e cambiato il nome a via e Largo dell’Amba Aradam, intitolandoli a George Floyd e a Bilal Ben Messaud. Il gesto è stato rivendicato dagli attivisti della “Rete Restiamo Umani”.
Saviano vuole cambiare nome a fermata della metro
Roberto Saviano ha lanciato un appello proponendo che la fermata della metropolitana della linea C dell’Amba Aradam venga intitolata a Giorgio Marincola, il “partigiano nero” trucidato dai nazifascisti durante la Resistenza.
Lo scrittore napoletano si è espresso sull’onda della vicenda accaduta ieri notte, quando un gruppo di antirazzisti ha imbrattato di vernice il busto del generale Antonio Baldissera al Pincio.
Un gesto che ha lo scopo di eliminare anche nella Capitale i simboli del colonialismo, con lo slogan “Black Lives Matter”. Gli attivisti hanno poi cambiato il nome di via e largo dell’Amba Aradam, che ricorda la vittoria delle truppe italiane su quelle etiopi nel 1936, con Badoglio che fece sganciare bombe al gas sulle colonne in ritirata, con i nomi di George Floyd e Bilal Ben Messaud.
Fin qui la cronaca delle proteste. Ma come mai nessuno ha mai pensato di imbrattare la targa dedicata a Che Guevara o a cambiare la via di Roma che porta il suo nome? Non era forse anche lui un dittatore, fedele amico di Fidel Castro?
Che Guevara: i neri, la scarsa dimestichezza col sapone
Da i Diari della motocicletta, di Ernesto Che Guevara
I neri, magnifici esemplari della razza Africana che hanno conservato la loro purezza mediante la loro scarsa dimestichezza col sapone, vedono il loro territorio invaso da un diverso tipo di schiavi: i Portoghesi.
Queste due razze ora condividono un’esperienza comune, fatta di lotte e risse. Discriminazione e povertà li uniscono, ma le loro abitudini li dividono. I neri sono indolenti e festaioli, consumano il loro denaro in alcol e frivolezze.
Per non parlare delle UMAP, le Unità Militari di Aiuto alla Produzione che erano campi di lavoro eretti a Cuba tra il 1965 e il 1968. Erano l’equivalente del servizio civile obbligatorio ma da semplici campi agricoli, tuttavia, le UMAP degenerarono in campi di concentramento con vessazioni che colpivano gli omosessuali e coloro che non avevano aderito alla Rivoluzione.
E’ giusto protestare contro il razzismo, ma non ci sono razzisti di serie A e di serie B.