Lo Stato italiano non vuole perdere il business con l’Egitto e gli vende navi da guerra. Solo i genitori di Giulio Regeni si fanno sentire, i politici tacciono.
La politica tace, persino Matteo Salvini non cavalca la protesta che pure sarebbe bella forte per il suo stile mediatico. Quei pochi politici che parlano dicono che in fondo l’amicizia con l’Egitto non si deve perdere anche se devono continuare le indagini.
Solo i genitori di Giulio Regeni non mollano, ma sono rimasti soli. “Lo Stato italiano ci ha tradito. Siamo stati traditi dal fuoco amico non dall’Egitto”. A dirlo, Paola e Claudio Regeni, genitori di Giulio il ricercatore torturato e ucciso in Egitto nel 2016.
E’ successo durante la trasmissione Propaganda Live su La7: si parlava della vendita all’Egitto di due fregate italiane approvata ieri dal Governo.
“Uno non può aspettarsi di lottare contro il proprio Stato per ottenere giustizia. Lo stato italiano ci ha tradito – hanno aggiunto – il 17 luglio del 2017 quando ha rinviato l’ambasciatore al Cairo e adesso vendendo le armi”.
“Un tradimento per tutti gli italiani, per quelli che credono nella giustizia e nella inviolabilità dei diritti. Non possiamo sentirci certo traditi dall’Egitto per tutto quello che hanno fatto a nostro figlio e dopo quattro anni e mezzo di menzogne e depistaggi” – hanno aggiunto.
Persino i media non hanno dato troppo risalto alla scelta del governo di continuare a vendere armi agli ‘amici’ egiziani. “Non intendiamo più farci prendere in giro dall’Egitto: non basterà inviarci quattro cianfrusaglie, indumenti vari e chiacchiere o carta inutile. Basta atti simbolici, il tempo è scaduto”.
“Chiediamo all’Egitto – hanno aggiunto i Regeni – una risposta esaustiva a tutti i punti della rogatoria inviata dalla Procura di Roma nell’aprile del 2019, rimasta priva di risposta.
La consegna delle cinque persone indagate dalla magistratura italiana, in modo che possano essere processate in Italia: sono tutti ufficiali degli apparati di sicurezza egiziana. Finché non avremmo ottenuto queste due cose ci sentiremmo traditi”.
“Abbiamo visto e vissuto tanta ipocrisia – hanno aggiunto concluso i Regeni – e la vendita di questa due navi e le armi sono la ciliegina sulla torta. In questi 4 anni e mezzo abbiamo visto tante zone grigie in Egitto e in Italia”.
“Noi abbiamo fiducia nella scorta mediatica, nelle migliaia di persone che ci seguono, nella Procura di Roma, negli investigatori”, abbiamo fiducia anche nel presidente della Camera, Roberto Fico, che oggi ci ha chiamati per dirci che sta con noi e per sapere come stiamo”.
Se facciamo qualche passo indietro, viene alla mente il caso di Silvia Romano. Una vicenda che presenta ancora molti lati oscuri – Di Maio disse che non erano stati pagati riscatti – cosa che se vogliamo è ancora più grave, dal momento che sarebbe la certezza che il governo italiano ha sempre lavorato sotto traccia per riportare a casa la cooperante italiana.
E’ successo, sta succedendo la stessa cosa per conoscere la verità su Giulio Regeni? Potrebbe essere, intanto meglio non perdere i soldi dell’Egitto, meglio considerarli amici e continuare il business.
La ‘reazione’ della politica
La politica tace, o quasi. Solo il Pd mostra qualche segno di reazione al caso delle navi vendute all’Egitto.
Come il Pd che chiede al premier Giuseppe Conte un’iniziativa pubblica in modo da chiarire i dettagli dell’operazione e contestualmente l’impegno ad andare avanti nella ricerca della verità sulla morte di Giulio Regeni.
Fonti dem fanno sapere che bisogna separare il caso politico-diplomatico esploso dalla morte del ricercatore, dal dossier “solo commerciale” della vendita di queste navi. Proprio questo chiarimento pubblico è stato chiesto dal Pd, con il capo delegazione Dario Franceschini.
In Consiglio dei ministri il premier – riferiscono le stesse fonti – avrebbe svolto un’informativa sulla vendita delle due fregate e i Dem non si sarebbero opposti, ma il ministro avrebbe fatto mettere agli atti la richiesta di una presa di posizione pubblica per chiedere la verità su Regeni.
Prima del Cdm c’è stata – a quanto viene riferito – una riunione del Pd su questo tema, alla quale hanno preso parte il segretario Nicola Zingaretti, il vicesegretario, i capigruppo e il capo delegazione.
Il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, entra invece nel merito, chiedendo “una soluzione di equilibrio”. “Il Governo deve pretendere la verità dall’Egitto sul caso Regeni, ma – aggiunge – non possiamo bloccare la nostra industria di qualità. Dobbiamo tutelare la nostra industria e Fincantieri, continuando comunque a lavorare per scoprire la verità”.
Tutto chiaro, le vicende vannom separate: la verità sul caso del ricercatore torturato e ucciso, da una parte, e il business e l’amicizia con l’Egitto dall’altra. Per buona pace di mamma e papà Regeni.
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