L’omicidio di Yara Gambirasio, 13 anni al momento dell’accaduto, è un caso di cronaca nera che per anni ha tenuto sulle spine gli italiani
Yara Gambirasio, morì a soli 13 anni nella maledetta notte del 26 novembre 2010. Oggi, praticamente a dieci anni dall’accaduto, la vicenda tiene ancora banco in italia, essendo stata seguitissima in tutto il Paese per tutti questi anni.
L’omicidio subì una grandissima pressione mediatica sin da subito, argomento trattato da moltissime trasmissioni, così come tutto il processo che vide infine, la condanna all’ergastolo di Massimo Giuseppe Bossetti, oggi cinquantenne. Intanto, è indagata anche sua moglie, Marita Comi.
Yara Gambirasio, le fasi del processo
Ben cinque libri, tra il 2014 ed il 2018, sono stati dedicati alla storia ed al destino della piccola Yara, morta a soli 13 anni di età per mano di un assassino, che ad oggi risulta essere Giuseppe Bossetti, ma andiamo per gradi.
Il 26 novembre 2010, Yara si recò certamente al centro sportivo di Brembate di Sopra, dove si allenò in ginnastica ritmica, con arrivo presso le 17:30. Restò lì per almeno un’ora per poi far perdere le sue tracce. Purtroppo le telecamere del centro sono tutte fuori uso e non si scopriranno mai i movimenti della ragazzina.
Mohammed Fikri, è l’operaio fermato a bordo di una nave diretta a Tangeri, il 5 dicembre 2010. L’operaio viene indagato per primo, a causa di un’intercettazione di una telefonata nella sua lingua. La traduzione però era errata e Mohammed non c’entrava nulla con il caso.
Il corpo di Yara fu ritrovato il 26 febbraio 2011, per puro caso a Chignolo d’Isola, dieci chilometri distante dall’ultimo luogo dove Yara era stata vista. Fu un aeromodellista a fare la macabra scoperta che aiuterà le indagini. Sul corpo della ragazzina, rilevati: colpi di spranga sul corpo, un trauma cranico, una profonda ferita al collo e almeno sei ferite da arma da taglio sul corpo.
Massimo Giuseppe Bossetti, venne arrestato il 16 giugno 2014. Il muratore incensurato, viene catturato grazie alla prova del DNA, del sangue presente sull’intimo della povera tredicenne. Ad oggi, Bossetti risulta ancora l’unico possibile colpevole. Il 26 febbraio 2015 venne chiuso il caso quindi, con unico colpevole, ma la difesa chiese la scarcerazione di Bossetti, sostenendo che il DNA mitocondriale minoritario apparterrebbe ad un’ altra persona. Il processo continuerà ad avere risvolti, la difesa collegherà il caso ad altri, successi nella zona e convocherà addirittura più di 700 testimoni, per confermare che Yara era vittima da tempo di bullismo.
La Corte d’appello di Brescia, condannerà ad ogni modo Bossetti nel 17 luglio 2017 confermando l’ergastolo. Il giorno 29 novembre 2019, la corte d’assise di Bergamo ha autorizzato la difesa di Massimo Bossetti a riesaminare i reperti. Ad oggi però, resta lui l’unico indiziato e ritenuto ancora colpevole.
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