Gli ultimi ricorsi dei due condannati, i manager Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz, erano stati respinti da un’Alta corte tedesca il 23 gennaio 2020.
Sono stati salvati dall’emergenza coronavirus, ma ora non hanno più speranze e per loro si spalancano le porte del carcere.
L’esecuzione della pena per i due imputati tedeschi condannati in Italia per il rogo alla Thyssrnkrupp del 2007 “è imminente” e si tratterà di “carcere”. Lo ha detto Francesco Saluzzo, procuratore generale del Piemonte, dopo una comunicazione ricevuta da Eurojust.
Gli ultimi ricorsi dei due condannati, i manager Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz, erano stati respinti da un’Alta corte tedesca il 23 gennaio 2020. L’emergenza sanitaria, scattata a marzo anche in Germania, aveva però rallentato il procedimento.
“La giustizia che volevamo noi non è questa, la vera giustizia ce la darà Dio”. E’ il commento rilasciato all’Ansa di Rosina Platì, mamma di Giuseppe De Masi, uno dei sette operai morti nel rogo della Thyssen.
“Li vogliamo vedere in carcere davvero. Troppe volte ci hanno dato questa notizia e non sono mai entrati”, aggiunge la donna. “Intanto scontino la pena loro inflitta. La vita dei nostri ragazzi non vale pochi anni di carcere, sono ancora arrabbiata…”.
Condannati in via definitiva in Italia rispettivamente a 9 anni e 8 mesi e 6 anni e 3 mesi, i due manager sconteranno 5 anni, il massimo di pena prevista in Germania per i reati contestati, e l’esecuzione della pena avverrà entro pochi giorni. «È imminente».
«Non ci sono possibilità di misure alternative al carcere» – ha detto ancora il procuratore Saluzzo.
Le indagini
Si contesta ai vertici della Thyssen il reato di omicidio volontario con dolo eventuale. Secondo la Procura gli impianti avrebbero dovuti essere trasferiti nello stabilimento di Terni e in quella fase di dismissione nella fabbrica torinese sarebbero venute meno le indispensabili e obbligatorie misure di sicurezza.
Le indagini vengono affidate al procuratore aggiunto Raffaele Guariniello e ai sostituti Laura Longo e Francesca Traverso. In tre mesi l’inchiesta viene chiusa e alla sbarra finiscono i due manager tedeschi e quattro dirigenti italiani.
Il primo grado
In primo grado la Corte d’Assise sposa l’impianto accusatorio dell’accusa e condanna Espenhahn a 16 anni di carcere. In appello però le cose cambiano. Cade il dolo e i manager subiscono una condanna per omicidio e incendio colposi con colpa cosciente.
La sentenza viene confermata in Cassazione ma i giudici di terzo grado rinviano alla Corte d’Assise d’Appello per il ricalcolo delle pene previste. Il percorso processuale italiano si chiude il 13 maggio del 2016: 9 anni e 8 mesi a Espenhahn , 7 anni e 6 mesi a Daniele Moroni, 7 anni e 2 mesi a Raffele Salerno, 6 anni e 8 mesi a Cosimo Cafueri, 6 anni e 3 mesi a Marco Pucci e Priegnitz.
I dirigenti italiani si costituiscono, scontano la pena e alcuni di loro hanno già da tempo lasciato il carcere.
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