Strage di migranti in mare: almeno 34 i morti e per lo più sono donne e bambini. Ma molti altri corpi non si sono ancora ritrovati. La Bellanova difende la sua sanatoria.
Gli sbarchi non si sono mai fermati, anzi sono aumentati in modo preoccupante nell’ultimo mese. Gli scafisti non hanno paura del coronavirus e del mare grosso: ciò che conta per loro è il grande business che esiste dietro il fenomeno dei migranti.
E non importa se il mare inghiotte i bambini, i viaggi continuano e l’Europa sta cercando un modo per risolvere il problema. Ma è uno scarica barile per ora, perchè la realtà è che nessuno vuole più barconi nei propri territori.
Forse solo l’Italia.
34 cadaveri recuperati dalla Marina tunisina nell’area del mare situata tra El Louza (Jebeniana) e Kraten al largo delle isole Kerkennah, in quelle acque c’è stato il naufragio di un barcone con 53 migranti subsahariani a bordo, partito da Sfax e diretto verso le coste italiane.
A comunicarlo è stato il sito informativo tunisie numerique precisando che i corpi rinvenuti appartengono a 22 donne, 9 uomini, 3 bambini, di vari paesi dell’Africa sub-sahariana e un tunisino originario di Sfax, che sarebbe stato al timone del peschereccio affondato.
Unità della Marina militare e della Guardia costiera con l’ausilio dei sommozzatori continuano a lavorare per cercare di recuperare altri corpi.
“Il numero di morti sarà sicuramente più alto, ma al momento non si può sapere con esattezza quante persone stavano tentando la traversata – ha dichiarato in una nota Romdhane Ben Amor, del Forum tunisino per i diritti economici e sociali (Ftes).
“Contestiamo l’attribuzione della provenienza delle persone solo sulla base del loro colore. Esistono anche tunisini con la pelle nera”. Il Ftdes ha accusato in un comunicato la politica di non accoglienza dell’Unione europea, “disposte a tutto pur di ostacolare l’arrivo dei migranti”.
Nel mese di maggio la guardia costiera tunisina ha bloccato 1.243 persone pronte a salpare illegalmente – prosegue Ben Amor, il 68% delle quali di origine subsahariana e il 32% tunisina. Numeri che non si registravano così alti dal 2011/2012. Se le politiche migratorie europee non cambieranno ci saranno presto nuove stragi”.
Creare una connessione tra gli sbarchi e la sanatoria voluta dal ministro Bellanova, non è completamente corretto. Certo è che molti scafisti hanno cavalcato le aperture italiane, inventandosi una legge che non esiste.
Una legge che nella realtà è mirata a regolarizzare gli stranieri già presenti in Italia, nulla di nuovo per tutti gli altri. La ministra, nonostante le polemiche di questi giorni che parlano della sanatoria come di un flop, difende le sue scelte.
“Questa norma – ha dichiarato – costruisce condizioni per la giustizia sociale: quale che sia il risultato, non sarà mai un flop. Fosse anche che una sola persona che viene strappata all’invisibilità e a condizioni di lavoro oscene, lo considero comunque un successo”.
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