Coronavirus: iniziati test sierologici, è subito allarme a Bergamo

I cittadini che hanno sviluppato anticorpi sono molti più di quelli che conosciamo. Bastava fare i test sierologici a tutti e lo avremmo scoperto molto prima. Allarme a Bergamo.

Bergamo e gran parte dell’Italia, ha iniziato a testare i suoi cittadini per verificare che non ci sia in atto un contagio da coronavirus. E la risposta non è incoraggiante: la percentuale di positività è del 57%. Parliamo di test sierologici sullo sviluppo di anticorpi.

La seconda fase, poi, prevede il tampone per verificare la positività o negatività del caso.

La notizia negativa è che non tutti i cittadini hanno risposto agli appelli delle Asl e della Croce Rossa e non si sono presentati per fare il test. Dunque, quanti positivi ancora si nascondono in tutta Italia?

Sul campione di oltre 150.000 persone selezionate in 2mila comuni e tutti contattati dalla Croce Rossa, solo il 24% ha infatti risposto positivamente alla chiamata e di questi oltre la metà ha effettuato già il prelievo.

Un 63% di persone è invece da ricontattare perchè, per vari motivi, non ha ancora risposto. Il 13% ha infine espresso un rifiuto temporaneo, che la Croce Rossa cercherà di «trasformare in risposte positive».

L’indagine sierologica continua

In piena pandemia ci siamo spesso chiesti: perchè non ci fanno il test a tutti? Ora che è possibile, tuttavia, non lo vuole fare quasi nessuno.

Le adesioni insufficienti hanno portato ora alla decisione di prorogare l’indagine, partita lo scorso 25 maggio e che sarebbe dovuta durare due settimane, sino a fine giugno.

Gli italiani hanno paura. Paura di dover effettuare un periodo di quarantena non ben definito.

A fornire una prima fotografia della diffusione del virus in una delle aree più colpite è un’altra indagine, sempre con test sierologici, promossa dall’Azienda sanitaria Ats di Bergamo.

Dal 23 aprile al 3 giugno sono state sottoposte al test 20.369 persone, di cui 9.965 cittadini e 10.404 sanitari. La percentuale di positività è del 57%, mentre tra il personale sanitario scende al 30%.

La rilevazione fornisce un primo quadro della ‘quantità’ di cittadini che hanno sviluppato anticorpi al virus. L’obiettivo, con l’indagine nazionale, è di allargare la mappatura a tutto il territorio.

I tempi, però, inevitabilmente si allungheranno. «Onestamente – ha affermato il vicepresidente della Croce rossa Rosario Valastroci aspettavamo più adesioni, più che altro perché c’era stata una grande mobilitazione popolare».

Nel momento in cui il cittadino riceve i risultati del test sierologico, l’eventuale presenza di anticorpi viene segnalata all’azienda sanitaria che impone la quarantena alla persona finché non si farà il tampone che rivelerà se è positivo o si è negativizzato.

LEGGI ANCHE -> Coronavirus: i dati non sono ancora tranquilizzanti

LEGGI ANCHE -> Coronavirus, crescono i positivi, era giusto riaprire le regioni?

Gestione cookie