L’Europa mediterranea è tornata a chiedere ricollocamenti obbligatori ed automatici, un superamento del meccanismo previsto dal trattato di Dublino, con l’Europa del nord che al momento ha risposto no alla proposta.
La conseguenza più logica, dunque, è che il problema se lo addossi l’Italia. In Libia sarebbero almeno ventimila i migranti pronti a partire ma il numero potrebbe essere anche sottostimato: nei giorni scorsi le stesse Nazioni Unite hanno paventato la presenza di almeno 650.000 migranti in Libia.
La stragrande maggioranza dei profughi non dovrebbe partire verso l’Italia, ma non si esclude che nelle prossime liste dei trafficanti le persone in procinto di salpare siano ben oltre le ventimila unità.
Tripoli potrebbe ricattare Roma sulla vicenda migratoria. Così come si legge sul Corriere della Sera, sono molti i sentori sulle intenzioni del governo di Fayez Al Sarraj di allentare i controlli lungo le coste e battere cassa al governo italiano.
Gli interessi economici dietro gli sbarchi
In ballo ci sono fondi, soldi e forniture previste dai dossier del 2017 rinnovato nei mesi scorsi. Ma la partita, come detto, è anche se non soprattutto politica: Al Sarraj vorrebbe spingere l’Italia ad un maggiore appoggio a suo favore, dopo i tentennamenti di Roma degli ultimi mesi.
Ora Al Sarraj ha tutto l’interesse a mettere pressione sull’Italia ed il nodo migrazione giocherebbe a suo favore. Tra il report dei servizi e le questioni politiche, a breve dalla Libia potrebbe partire l’ennesimo esodo verso le nostre coste. Ed il governo giallorosso prova a correre ai ripari, creando un fronte mediterraneo sui ricollocamenti.
Sulla questione, è intervenuto l’ex ministro dell’interno Matteo Salvini: “I nostri servizi segreti lanciano l’allarme invasione, con almeno 20mila immigrati pronti a partire per l’Italia – ha dichiarato il leader della Lega – Questo senza dimenticare la sanatoria nel caos, con l’ombra del racket pronto a comprare e offrire documenti, i porti spalancati alle Ong, l’aumento delle spese per l’accoglienza, con numerose questure che segnalano irregolarità e anomalie”.
“I dati parlano da soli – ha continuato Salvini – 1.878 sbarchi dal primo gennaio al 5 giugno di un anno fa, diventati 5.461 nello stesso periodo di quest’anno.
Eppure l’Italia annuncia di aver scritto all’Europa per chiedere la redistribuzione di chi arriva: ma non c’era l’accordo di Malta, che Conte-Lamorgese rivendicavano come successo straordinario? Questo governo mette in pericolo l’Italia”.