Lo scandolo dei camici, partito da un’inchiesta di Report, mette in difficoltà per “conflitto di interessi”, il governatore della Lombardia, Fontana.
Tutto nasce da un’inchiesta-scoop di Report: ad aprile Aria Spa, la Consip della Regione, affida la fornitura di dpi alla società Dama. E’ il 16 aprile. Secondo il documento recuperato da Report, Dama deve iniziare le consegne quel giorno, mentre il pagamento avverrà a 60 giorni e il 30 aprile emetterà regolari fatture.
Che il 22 maggio vengono stornate. L’amministratore della società, cognato di Fontana, spiega: “Chi se ne è occupato ha male interpretato, ma poi me ne sono accorto e ho subito rettificato tutto perché avevo detto ai miei che doveva essere una donazione”.
Donazione o commessa?
Donazione o commessa? Questa è la domanda che gira intorno alla vicenda e che potrebbe stravolgere la già martoriata amministrazione lombarda.
Ma sono molte altre le domande che ci si deve porre: perché un ordine dalla centrale acquisti di Regione Lombardia arriva senza gara all’azienda del cognato del presidente Attilio Fontana?
Perchè solo un mese più tardi la fattura da 513mila euro viene stornata e il pagamento annullato? Restano dubbi sul caso della fornitura di camici da parte di Paul&Shark, sollevato dall’inchiesta di Report.
Lo scontro ora è aperto su chi ‘deve’ difendere il governatore per ragioni politiche, e chi deve attaccarlo per gli stessi motivi. I difensori di Fontana parlano di un caso mediatico montato su un’azione benefica, i detrattori chiedono di chiarire se si è trattato di un errore o di un caso di conflitto di interessi corretto in corsa.
Il caso sollevato da Report ha scoperto un ordine di camici e protezioni da 513mila euro partito dalla centrale acquisti di Regione Lombardia e destinato alla Dama spa, azienda del cognato del presidente lombardo nella quale anche sua moglie ha una partecipazione.
Così come sono stati ricostruiti, i fatti lasciano pochi dubbi. I documenti raccolti da Report dimostrano che il 16 aprile Aria (azienda regionale per innovazione e acquisti) ha fatto partire un ordine da 75mila camici e 7mila set con calzari e cappellini, per un valore di oltre mezzo milione, indirizzato al marchio Paul&Shark del cognato di Fontana, Andrea Dini.
Il pagamento doveva avvenire tramite bonifico entro 60 giorni dalla data di fatturazione. Non una donazione, è chiaro, ma una commessa vera e propria.
Ed è un dato oggettivo che il 22 maggio l’azienda abbia stornato le fatture rendendo di fatto la fornitura di materiale sanitario una donazione vera e propria. Secondo Andrea Dini l’errore iniziale è dovuto alla sua assenza dall’ufficio a causa del covid.
“Chi se n’è occupato tra i miei ha male interpretato la cosa. Appena sono tornato, me ne sono accorto e ho bloccato tutto. Perché doveva essere una donazione”, ha spiegato ai microfoni del programma di Rai3.
Ma c’è anche chi maligna che l’equivoco sia stato chiarito solo quando i giornalisti hanno iniziato a fare domande sul caso.
È lo stesso conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, a sollevare il dubbio con una battuta: “Fontana sostiene che tutto sia avvenuto a sua insaputa, sia in Regione che a casa. Insomma credo che dovrebbe ringraziarci. Se non ce ne fossimo occupati noi avrebbe continuato a non saperne nulla”.
Il post di Attilio Fontana
In un post su Facebook il presidente della regione Lombardia ha spiegato l’accaduto, ricordando le difficoltà negli scorsi mesi a reperire camici e dispositivi.
“Alla Dama SpA – una volta ottenute le certificazioni indispensabili per l’utilizzo sanitario – il 16 aprile vengono ordinati 7.000 set costituiti da camice + copricapo + calzari al costo a 9 euro (prezzo più basso in assoluto) e 75.000 camici a 6 euro (anche questi i più economici).
Le forniture iniziano il giorno dopo e vengono immediatamente distribuite nei reparti ospedalieri per proteggere medici e infermieri”, la sua ricostruzione.
Il capogruppo del Pd al Pirellone, Fabio Pizzul, chiede che venga fatta piena chiarezza: “Ora siamo di fronte, a tutti gli effetti, a una donazione, ma il fatto che Aria spa avesse agito con un affidamento diretto a un’azienda collegata al presidente Fontana non è certo segno di lucidità e buona gestione.
Un vero pasticcio, nella migliore delle ipotesi, e non é certo il primo. Le cose da chiarire cominciano a diventare molte. Mi ostino a credere alla buona fede del presidente, ma la macchina regionale pare sempre più fuori controllo”.
La Lega e il centrodestra sono ovviamente schierati compatti a difesa del governatore. “È scandaloso che un atto di beneficenza venga trasformato, da alcuni media, in un’altra campagna di odio contro la Lombardia e contro il governatore Fontana”, ha commentato Roberto Anelli, capogruppo della Lega al consiglio regionale.
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