Le famiglie di Bergamo dopo aver condiviso il dramma dei tanti congiunti persi per il coronavirus, hanno deciso di trasformare in esposti contro ignoti le loro storie.
Hanno condiviso in silenzio il dramma dei congiunti scomparsi per il Covid. Persone scomparse spesso in circostanze almeno misteriose, se non peggio. Ora i familiari delle vittime di Bergamo, hanno deciso di chiedere giustizia.
“Il nostro obiettivo è capire chi ha fatto errori. Non ci interessa il risarcimento, non sono i soldi il nostro obiettivo. Ci interessa la giustizia”.
Luca Fusco è stato il fondatore del Comitato Noi denunceremo. Insieme a suo figlio, Stefano, ha creato un gruppo Facebook all’indomani della morte per Covid di suo padre.
“Abbiamo invitato le persone a raccontare la storia dei loro cari. Morti a Bergamo, ma non solo. Non ci aspettavamo tutte queste adesioni” – ha spiegato a Huffpost.
Il gruppo vanta ad oggi 55mila iscritti, di tutta Italia. Dopo aver condiviso il loro dramma, hanno deciso di trasformare in esposti contro ignoti le loro storie. Quelle in cui c’ almeno il dubbio che qualcosa non abbia funzionato. “Il nostro obiettivo è capire chi ha fatto errori”.
Per raccontare la loro rabbia e denunciare le mancanze di qualcuno nella gestione dell’emergenza coronavirus, il Comitato ha creato il Denuncia day. “Non abbiamo il dito puntato contro i medici che erano in prima linea, anche loro sono vittime. Chiediamo, però, che si accerti la responsabilità di chi ha sbagliato nella gestione dell’emergenza”.
Accertare le responsabilità sarà un compito arduo e loro del Comitato lo sanno. La loro rabbia è rivolta soprattutto verso la Regione e le Agenzia di Tutela della Salute (Ats): “Ci limitiamo a raccontare ai magistrati quello che è successo. Fontana è convinto di non aver sbagliato? Se ci sarà un processo, lo dirà in quella sede”, spiega ancora Fusco.
Gli esposti partiranno da Bergamo, ma altre persone sono pronte a fare la stessa cosa in tutta Italia: “Mercoledì presenteremo i primi 50 atti. Poi ci saranno gli altri”, racconta ad HuffPost Consuelo Locati, avvocato del comitato.
“Ci sono migliaia di parenti che vogliono spiegazioni. Qualcosa non ha funzionato nell’emergenza. Penso alle tante persone morte in casa, agli ospedali al collasso, al piano pandemico inesistente, ai medici di base che non facevano le visite.
E allo stato di abbandono sono state lasciate le persone”. Il termine abbandono ricorre troppo spesso quando si parla dei familiari delle vittime di coronavirus. E anche l’avvocato Locati è tra loro: suo padre è stato ucciso dal virus.
“Oltre alle falle nella gestione, in Lombardia è mancato quel senso di protezione, di accudimento, da parte delle istituzioni. Da quello che mi raccontano i miei amici che vivono lì, in Veneto questo non è successo”.
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