Guglielmo Mollicone si è spento dopo una lunga lotta contro un malore. Aveva portato avanti per anni la battaglia per rendere giustizia alla figlia Serena uccisa nel 2001
Una vicenda già di per sé molto triste ha avuto proprio in questi giorni un nuovo tragico capitolo. Infatti, è venuto a mancare Guglielmo Mollicone, padre di Serena ragazza di Arce (Provincia di Frosinone) uccisa nel 2001 in circostanza tuttora oscure.
Lo scorso novembre era stato ricoverato in seguito ad un malore e da allora le sue condizioni sono subito apparse gravissime. Ha lottato, così come ha fatto in tutti questi anni alla ricerca di giustizia per la sua piccola Serena, strappata troppo presto alla vita. Adesso potrà riabbracciarla in attesa di ulteriori novità sul processo dopo la riapertura del caso voluta dalla Procura di Cassino.
Ripercorriamo questa macabra vicenda. Negli anni è diventato uno dei casi di cronaca nera più discussi non solo nel frusinate, bensì in tutta Italia.
Guglielmo Mollicone: ricostruzione della vicenda dell’omicidio di Serena
Il tutto ha avuto inizio il 1 giugno del 2001 con la scomparsa di Serena Mollicone ad Arce piccolo paese situato a pochi chilometri da Frosinone. Il suo corpo fu ritrovato due giorni dopo in condizioni disumane nel boschetto dell’Anitrella.
Il 9 giugno del 2001 poche ore prima dell’ultimo saluto alla ragazza, il padre Guglielmo fu prelevato dai carabinieri ai tempi agli ordini del comandante Franco Mottola (oggi uno dei maggiori sospettati). La motivazione riguardava dei chiarimenti in merito al ritrovamento del cellulare di Serena, rinvenuto in un cassetto dove inizialmente non era presente. Un episodio che di primo impatto ha lasciato pensare ad un coinvolgimento del padre. In quelle ore però, c’era stata la veglia funebre. Secondo i familiari di Serena è stato riportato dall’assassino o da qualcuno informato sui fatti, che conosceva bene le loro abitudini. Insomma, un depistaggio in piena regola. Motivo per cui i Mollicone decisero di cambiare la serratura di casa.
Nel settembre 2002, viene iscritto nel registro degli indagati il carrozziere Carmine Belli di Rocca D’Arce, che secondo il contenuto di un biglietto doveva incontrare la ragazza. Nel 2004 l’uomo viene prosciolto da ogni accusa da parte della Corte di Cassazione.
Il mistero si infittisce nel 2008 quando il carabiniere Santino Turzi si suicida con la pistola d’ordinanza nella sua Fiat Marea. Era stato ascoltato pochi giorni prima dalla procura e aveva dichiarato che il 1 giugno 2001 verso le 11 di mattina nella caserma di Arce era entrata una ragazza che probabilmente era proprio Serena. Ha aggiunto inoltre di non averla vista uscire fino a quando è stato lì (verso le 14:30). Un evento che ha alimentato ancora più i sospetti su questa intricata vicenda.
Coinvolgimento dei Mottola
Tre anni dopo l’accusa ricade di omicidio volontario e occultamento di cadavere ricade sull’ex maresciallo Franco Mottola, sua moglie e il figlio Marco. Nel frattempo il padre di Serena chiede la riesumazione della salma della figlia per effettuare dei rilievi nell’ex caserma di Arce, dove si sospetta che sia stato commesso il delitto.
Un coinvolgimento piuttosto verosimile secondo Guglielmo, che da sempre vedeva come movente dell’efferata esecuzione la denuncia da parte di Serena di un traffico di droga coperto da ambienti investigativi.
Le indagini si sono chiuse nell’aprile del 2019 con il rinvio a giudizio di 5 persone ovvero della famiglia Mottola, il sottufficiale Vincenzo Quartale (concorso in omicidio) e il carabiniere Francesco Suprano (favoreggiamento). Secondo la ricostruzione dei fatti a colpirla sarebbe stato il figlio di Mottola Marco probabilmente facendola sbattere contro una porta all’interno della caserma.
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