Parole toccanti di un’infermiera volontaria durante la celebrazione dei morti di Codogno con il presidente Mattarella che ha anche depositato una corona.
E’ una delle tante che non hanno avuto paura del coronavirus, o meglio, lo hanno temuto ma lo hanno sfidato, in nome dell’altruismo, della passione, della carità verso gli altri.
Hanno anche perso la vita immolandosi pur di salvare i malati di Covid. Ma non hanno mai arretrato di un passo: sono le centinaia di infermiere volontarie che hanno accompagnato le colleghe e i cooleghi degli ospedali nella dura battaglia al virus.
Una di loro, Giovanna Boffelli, a Codogno negli ultimi mesi ha affrontato tutti i giorni la forte tempesta Coronavirus, uno sforzo e un dolore che improvvisamente sono diìventate lacrime quando oggi ha parlato davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Sono facile alla commozione
Sono facile alla commozione ha detto il tenente della Cri, direttrice amministrativa di scuola ora in pensione, stupita di tanta attenzione nei suoi riguardi. «Ho vissuto veramente questo periodo perché andavo nelle case delle persone, ho incominciato il 26 febbraio facendo iniezioni a chi aveva bisogno».
Ma il bisogno dei pazienti aumentava ogni giorno di più: “Ho fatto fino 21 iniezioni al giorno, 16-17 persone tutti i giorni per un periodo lungo e non ho ancora finito – aggiunge – Ho vissuto la storia di queste persone ammalate in casa. Non erano numeri ma storie di persone, ammalati che in casa erano sole e cercavano un perché».
Il presidente Mattarella «voleva forse parlarmi ma l’hanno bloccato, meglio così – aggiunge – perché mi sarei commossa di più. Mi ha nominato due volte, vuol dire che anche lui ha capito che era un volontariato».
Ora «questa visibilità mi imbarazza, lascio agli altri la presenze» racconta, pur ammettendo che «senz’altro mi farebbe piacere un invito» al Quirinale.
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