Alberto Zangrillo, direttore della terapia intensiva del San Raffaele di Milano, ribadisce le sue convinzioni dopo giorni di polemiche.
Oggi, 2 giugno, i dati non sembrano dargli ragione, ma Alberto Zangrillo insiste nella sua convinzione, e nonostante le polemiche degli ‘esperti ufficiali’ del governo.
Parole da fare rabbrividire le task force della Sanità. Sì, perchè se a dirle non è un ministro o un membro del Comitato scientifico, sembra non possano essere che false. Come se la verità potesse arrivare solo dai piani alti.
E invece sono già due i medici che hanno deciso di uscire allo scoperto: medici che lavorano in prima linea, che vedono tutti i giorni cosa succede, non leggono grafici seduti comodamente in poltrona.
Il nuovo coronavirus “clinicamente non esiste più” e “terrorizzare il Paese è qualcosa di cui qualcuno si deve prendere la responsabilità”. A sostenerlo è Alberto Zangrillo, direttore della terapia intensiva del San Raffaele di Milano. Non uno qualunque, ma uno che ha combattutto contro il virus tutti i giorni, a due passi dai malati.
Il presidente del Consiglio superiore di sanità e componente del comitato tecnico scientifico (Cts) Franco Locatelli dichiara “assoluto sconcerto” e “grande sorpresa” per le parole di Zangrillo. Sulla stessa onda il sottosegretario alla Salute Sandra Zampa che dice: “un messaggio sbagliato che rischia di confondere gli italiani”.
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Secondo Alberto Zangrillo, “clinicamente il nuovo coronavirus non esiste più. Circa un mese fa – ha detto – sentivamo epidemiologi temere per fine mese o inizio giugno una nuova ondata e chissà quanti posti di terapia intensiva da occupare.
In realtà il virus dal punto di vista clinico non esiste più”. Locatelli non ci sta: “Non posso che esprimere grande sorpresa e assoluto sconcerto per le dichiarazioni rese dal Professor Zangrillo. Basta guardare al numero di nuovi casi confermati ogni giorno per avere dimostrazione della persistente circolazione in Italia del virus”.
Da qui la necessità di “continuare sul percorso della responsabilità dei comportamenti individuali, da non disincentivare attraverso dichiarazioni pericolose che dimenticano il dramma vissuto in questo Paese”.
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Zangrillo non è l’unico a sostenere che il virus, così come era arrivato in Italia, di fatto non esiste più o comunque ha perso la sua pericolosa virulenza.
Lo sostiene anche il direttore della clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova Matteo Bassetti, partendo dalla sua esperienza sul campo. Il virus “potrebbe ora essere diverso: la potenza di fuoco che aveva due mesi fa non è la stessa potenza di fuoco che ha oggi”.
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