Un incubo durato per anni: una donna è stata seviziata dal compagno con metodi raccappriccianti, eppure la condanna per il mostro è stata mite.
Raccontare tanta violenza e tanta crudeltà fa accapponare la pelle, eppure succede davvero. Un uomo ha seviziato la sua compagna per anni prima di essere condannato, o per meglio dire, prima di essere ‘risparmiato’.
Sì, perchè di fronte a tanta cattiveria e pericolosità, forse una pena maggiore avrebbe fatto ‘guarire’ meglio il mostro.
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Di che cosa è stato capace contro una donna? La prendeva a bastonate, la costringeva a restare chiusa in un armadio o chiusa per giorni nel cassettone del divano, la legava con un lucchetto ai piedi, la lasciava seminuda in pieno inverno sul terrazzo.
E le ha cucito la bocca con due graffette affinché non parlasse perchè alui dava fastidio. E questi sono solo i poeggiori di una unga lista di abusi e violenze raccontate da una donna e dai suoi due figli che ha portato alla condanna di un pregiudicato a Viterbo.
Una condanna che grida giustizia
L’uomo di 39 anni, noto pregiudicato, è stato condannato a quattro anni di reclusione dal tribunale di Viterbo, con l’accusa di aver seviziato, picchiato e umiliato la moglie. Era stato arrestato nel marzo 2019 e da quel momento la donna, senza più l’incubo del mostro in casa, insieme ai due figli testimoni degli abusi, ha raccontato una sequenza di violenza da film dell’orrore.
Sette i referti medici che documentano le violenze, con prognosi fino a 30 giorni, presentati in aula. In un caso, nel 2016, nella speranza di sfuggire alle percosse la donna si è gettata dal balcone rompendosi una gamba.
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Il racconto della donna in aula, che ha passato in rassegna anni di violenze, è stato riportato ampiamente dal quotidiano locale ‘Tusciaweb’, che ha seguito il dibattimento in aula.
Durante tutta la durata del processo, il pregiudicato è stato difeso incondizionatamente dalla sorella e dalla madre che, secondo l’ex compagna che lo ha denunciato, sarebbero state testimoni e complici delle violenze. La difesa ha già annunciato l’intenzione di ricorrere in appello.