A 18 anni senza patologie pregresse, si ammala di Covid-19 i primi di marzo. Ha perso i suoi polmoni ma è vivo grazie ad un’operazione d’eccellenza.
Esulta il San Raffaele di Milano, esulta il presidente Fontana, esulta tutta Italia. Non solo perchè la vita di un ragazzo di 18 anni è stata salvata, ma anche perchè l’operazione eseguita sul giovane non era mai stata effettuata con successo in Europa, e regala speranze anche per altre patologie che non siano il coronavirus.
Il ragazzo di cui non si è mai parlato, è stato ricoverato al San Raffaele i primi di marzo dopo essersi contagiato. Le sue condizioni sono apparse subito disperate.
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I suoi polmoni erano letteralmente “bruciati”: è finito prima in Terapia intensiva, nel padiglione nato con la raccolta fondi di Chiara Ferragni e Fedez, poi subito in Rianimazione, dove ha potuto respirare solo con la ossigenazione extracorporea a membrana (Ecmo), grazie ai respiratori artificiali.
Quindi il coma farmacologico durato due mesi: oggi è di nuovo sveglio e impara a respirare senza macchinari.
Il giovane milanese è stato salvato con il trapianto di entrambi i polmoni. L’intervento è stato eseguito lo scorso 18 maggio dai medici del Policlinico milanese guidati dal prof. Mario Nosotti, il primo del genere in Europa, sotto il coordinamento del Centro nazionale trapianti, e in collaborazione con il Centro regionale trapianti e il Nord Italia transplant program.
Prima di essere operato, il ragazzo è stato curato con il plasma iperimmune, come riporta il Corriere della sera, e una volta risultato negativo al Covid-19 è stato trasferito al Policlinico di Milano.
Il 18enne ha trascorso quasi due mesi in coma farmacologico, poi è stato sottoposto all’intervento svolto dall’equipe del prof. Mario Nosotti, direttore della Scuola di specializzazione in Chirurgia toracica dell’Università Statale di Milano. «I polmoni apparivano lignei – ha detto – estremamente pesanti e in alcune aree erano del tutto distrutti».
È stata la prima operazione di questo genere riuscita in Europa, resa ancora più difficile per chi ha dovuto operare per tutti i dispositivi di protezione che gli operatori sanitari hanno dovuto indossare, costretti a muoversi tra mille difficoltà.
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La preparazione per l’intervento ha richiesto infatti che medici e infermieri indossassero il massimo della protezione possibile contro il contagio, compresi i caschi ventilati, in modo da evitare ogni rischio. Il ragazzo si è poi negativizzato grazie alla cura con il plasma iperimmune, svolta subito dopo l’operazione.
Oggi il ragazzo è di nuovo sveglio, come informano dal Policlinico, e sta affondando una fase di “svezzamento” dal respiratore: in pratica sta imparando a respirare di nuovo da solo, e segue anche un programma di fisioterapia.
Oggi, a dieci giorni dall’intervento, i medici possono confermare la piena riuscita.
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