Gualtieri rimanda alle banche le accuse degli italiani che non hanno ancora visto un solo euro degli aiuti promessi dal governo.
Il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, durante un’audizione alle Commissioni di Camera e Senato sul Dl Rilancio, ha difeso fortemente le misure introdotte dal Decreto Liquidità.
Il ministro è finito a più riprese sotto accusa per il ritardo nell’erogazione delle somme previste verso le imprese fortemente danneggiate dal lockdown. Una lentezza che Gualtieri ha giustificato dando la colpa principalmente agli Istituti Bancari.
A suo dire per diversi motivi, primo fra tutti l’adozione di criteri molto restrittivi per concedere i prestiti che stanno rallentando l’immissione di liquidità nell’economia reale. Per Gualtieri, dunque, non è colpa del governo se a molti imprenditori non sono ancora arrivate le somme promesse.
Se da un lato è sicuramente vero che molte banche si stanno dimostrando restie a concedere prestiti nonostante la garanzia Sace emessa dallo Stato, dall’altro bisogna considerare che nel Decreto Liquidità non è stata prevista nessuna norma o istruttoria per velocizzare le pratiche.
Un aspetto non trascurabile, in quanto era largamente prevedibile che molti Istituti di Credito sarebbero rimasti comunque diffidenti nell’erogare determinate somme alle imprese.
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Per quanto riguarda le trattative in corso in Europa, e l’istituzione del cosiddetto Recovery Fund, Gualtieri ha spiegato che al momento l’ipotesi è che la cifra istituita dal fondo si aggiri tra i cinquecento e i mille miliardi di euro. Ha inoltre precisato che il governo italiano sta facendo di tutto affinché si ottenga “un Recovery Fund più ampio possibile”.
Per il Ministro dell’Economia “quello che importa è quante risorse avrà, come saranno allocate e l’equilibrio tra risorse a fondo perduto e prestiti a lungo termine. Valuteremo in base all’insieme di questi ingredienti”.
Gualtieri, tuttavia, non si è espresso nel merito di una questione che ha messo nuovamente in crisi le trattative in Europa in queste settimane.
Si tratta della dura opposizione su questo fondo mossa da Olanda, Austria, Danimarca e Svezia, che hanno proposto una soluzione alternativa al Recovery Fund con una natura completamente diversa dalla proposta caldeggiata da Francia, Italia e gli altri paesi tra cui la Germania.
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Una questione non da poco, considerato che per varare il fondo c’è bisogno di un voto unanime da parte dell’Eurogruppo, è che dimostra come i negoziati in corso non siano così in discesa come Gualtieri nella sua audizione ha fatto intendere.
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