Roma torna a riempirsi di gente nei luoghi culto della movida dove mascherine e distanze di sicurezza sono due optional. Ma il sindaco Raggi mantiene una linea morbida.
L’Italia della movida sta preoccupando e mettendo seriamente in pericolo la salute di tutti. Sarà per lo stress vissuto durante la quarantena forzata, ma improvvisamente quando le restrizioni si sono attenuate, qualcuno si è scatenato: soprattutto giovani.
I sindaci delle città italiane stanno cercando di correre ai ripari, e lo fanno anche i presidenti di regione, vedi Emiliano in Puglia, o De Luca in Campania, Fontana in Lombardia, Zaia in Veneto.
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Nonostante questo, le immagini di assembramento che arrivano da tutto il Paese, fanno capire che la gente non ha più paura, forse incoraggiata dai dati sul coronavirus che stanno migliorando.
E mettono a repentaglio la propria salute ma anche quella di tutti quelli che incontrano o incontreranno. Sappiamo bene cosa è successo a partire da un solo paziente contagiato.
Roma, dopo Brescia, Perugia, Milano. Risse davanti ai locali di Ponte Milvio, tuffi nella fontana di piazza Trilussa a Trastevere e ovunque un approccio alla socialità caotico e sprezzante dei rischi. Nei rioni della movida di Roma ci si ammassa senza mascherina, gomito a gomito, il metro di distanza è solo un’ipotesi.
E il Campidoglio sta ragionando su un’ordinanza anti-alcol, che imporrebbe lo stop alla somministrazione delle bevande alcoliche dalle 23 o dalla mezzanotte. L’idea nasce viene dalla Polizia locale, dopo i primi due giorni di controlli, la Raggi sta valutando.
In altre parti d’Italia misure simili sono già state adottate: a Torino la sindaca Appendino ha vietato l’asporto di alcolici dopo le 19; in Campania i locali notturni devono chiudere tassativamente alle 23. Anche gli esperti del Cts raccomandano provvedimenti nel segno della cautela. E la Capitale sembra volersi attrezzare. Già, ma come?
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Se continueranno assembramenti e resse, si lavora a un’ordinanza che vieti la somministrazione di alcolici dalle 23 oppure dalla mezzanotte in poi. Adesso il Regolamento della polizia urbana, ordina nelle zone più critiche lo stop alla somministrazione di birra e vodka dalle 3 di notte e il consumo su suolo pubblico dalle 23.
In soldoni: a rimetterci non solo più i locali all’aperto della movida, ma anche i pub. Se davvero – e non ci dovrebbero essere più dubbi – il pericolo coronavirus nasce dagli assembramenti, perché non vietare l’uso di alcolici da molto prima delle 23?
I locali ci rimetterebbero davvero tanto a vendere soltanto panini e aranciata? Se poi si ha per forza bisogno di ubriacarsi, restano i pub, che ora però rischiano di chiudere molto prima delle 3 di notte.
Il problema vero è che nonostante le forze dell’ordine dispiegate per far rispettare le regole siano moltissime, queste non fanno paura a nessuno, non sono deterrenti.
Ponte Milvio è stata blindata fin dalle ore prime ore del pomeriggio, quando i giovanissimi iniziano a darsi appuntamento per il rito dell’aperitivo, ma in tarda serata, quel fiume in piena di under 25 non era più controllabile.
A ridosso dell’orario di cena le forze dell’ordine invitavano i ragazzi a mantenere le distanze minime di sicurezza ma alle prime avvisaglie del buio quegli inviti si sono rivelati vani. A Trastevere nelle piazze in cui erano presenti i blindati di polizia e carabinieri, la situazione era relativamente sotto controllo. Ma bastava girare l’angolo e immergersi nei vicoli del rione, per trovarsi di fronte ad un muro umano formato in larga parte da persone senza mascherina.
A San Calisto, già dalle 18, la piazza era affollatissima, di fronte al popolare bar. E poi, ressa in vicolo del Moro e scalini occupati in massa in piazza Trilussa. A Campo de’ Fiori i militari invitano le persone a non sedersi intorno alla statua di Giordano Bruno ma nella vicina piazza Farnese, l’aperitivo richiamava centinaia di giovani.
Solo alcuni esempi, ce ne sarebbero a decine. Esempi di una città ormai fuori controllo.
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