Il processo per l’omicidio di Luca Sacchi mette alla luce scenari completamente diversi da quelli fin qui immaginati.
Il padre Alfonso smentisce tutto, ma i nuovi particolari sull’omicidio del figlio, Luca Sacchi, emersi ieri 18 maggio nel corso del processo, delineano un quadro completamente diverso da quello disegnato fino ad oggi: Luca non sarebbe solo vittima inconsapevole di quello che successe la tragica notte dell’ottobre 2019 a Roma.
Luca Sacchi conosceva i suoi aguzzini
Il 24enne personal trainer conosceva Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, e li aveva incontrati giorni prima del suo omicidio. Gli sms scambiati con Anastasiya dimostrato inoltre che lui era a conoscenza del piano criminoso.
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Lunedì 18 maggio il processo ha avuto luogo a porte chiuse, per rispettare le norme anti-contagio. Nel corso del dibattimento, sono subito emersi particolari inquietanti su quanto avvenuto quella tragica notte nel quartiere Appio Latino. Stando a quanto risulta dai messaggi scambiati fra Luca ed Anastasiya e presentati in aula, il giovane sapeva della trattativa per l’acquisto della droga e conosceva i suoi killer, Del Grosso e Pirino.
Il piano di Anastasiya
Dalle indagini dei carabinieri è emerso che i due fidanzati avevano avuto contatti con gli spacciatori a Casal Monastero nei giorni precedenti l’omicidio. A testimoniarlo i cellulari dei quattro ragazzi che si erano agganciati ad una medesima cella telefonica, in zona via Acuto, lo scorso 18 ottobre. Dopo essersi incontrati a casa dei pusher, i giovani avevano continuato a scambiarsi messaggi, che mostrano chiaramente i segnali di una trattativa in corso tra le parti. La presentazione di queste prove in aula è stato un vero e proprio colpo di scena.
Il 19 ottobre, Luca scriveva ad Anastasiya: “Amo novità? Ti attieni ai piani?”. “Sì, ci vediamo dopo”, aveva risposto la ragazza, come riferito da “Il Messaggero”. “Spero tu faccia come mi hai detto, se scopro che hai fatto le cose a c****, senza me”, aveva proseguito il 24enne.
“FanPage” riporta anche un’altra conversazione, datata settembre. “Penso alla nostra situazione”, aveva scritto Luca. “Che situazione? Perché come stiamo?”, aveva chiesto Anastasiya. “La nostra situazione generale di vita. Sai cosa penso. Penso che io e te non siamo come loro. Loro sono come dire più randagi rispetto a noi”, aveva replicato il giovane. “Sì”, aveva risposto la ragazza.
Gli sms che cambiano tutto
“Noi possiamo avere una vita molto più tranquilla per le carte che abbiamo. Loro non hanno la nostra situazione, secondo me. Lavorarci sì, ma viverci insieme come una piccola famiglia no. Lui è uno spacciatore di discreto livello e la polizia è il problema minore. Per lui noi siamo super puliti. E non capisco perché tu vuoi andarci a vivere. Tipo due mesi fa eri diversa, mi pari matta”, aveva proseguito Luca.
“Amore, io se sto a casa mia, lascia sta che tantissimo sono stata da te, anzi sempre negli ultimi tempi, io un altro anno a casa con loro in questo spazio minuscolo mi vergognerei, devo ancora a 26 anni rientrare in silenzio a casa e non potermi lavare bene perché sennò sveglio qualcuno. Lu non è che ero diversa, è che se tu mi avessi detto di andare a vivere insieme io e te ci andavamo già due anni fa per me, ma io sto sempre qua a spera’ che qualche amica mia me lo proponga ma te ne rendi conto? E tu a dirmi sempre la stessa cosa: ‘Sì, Amo’, ma io sto bene a casa’ e io no e da sola dovrei fare la prostituta per mantenermi, ma dai (mi pari matta), sono solo stufa, amo”, aveva risposto Anastasiya.
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Anastasiya Kylemnyk durante il processo non ha degnato di uno sguardo i genitori di Luca, tanto da provocare un gesto rabbioso da parte della madre del ragazzo, una volta uscita dall’aula. “Quella ragazza ci guardava quasi come una sfida, senza abbassare lo sguardo. Se penso che l’abbiamo accolta e le abbiamo dato nostro figlio, mi vengono i brividi. Non credo che abbia mai amato Luca, né che abbia sofferto per la sua morte”, ha infatti dichiarato la donna ai microfoni di “Libero Quotidiano”.